Dopo l’uscita in occasione della
kermesse lucchese è arrivata anche alla mia fumetteria, con tutta calma, una
copia di questo bellissimo volume edito da Eris. Talvolta gli storici del
fumetto si aggrappano ai dettagli più discutibili per giustificare il fatto che
un’opera sia un protofumetto (termine inviso a Boris Battaglia, ma tant’è) però
in questo caso è lampante come testo scritto e immagini siano talmente
correlati che oltre a completarsi a vicenda non possano praticamente esistere da
soli.
Gustave Doré realizza un
lunghissimo pamphlet satirico contro l’odiato nemico della Francia dell’epoca,
descrivendo i russi (i popolani e chi li governa) come barbari rozzi e
violenti. Incredibile a dirsi, emerge un fortissimo gusto demenziale da queste
pagine, di straordinaria modernità: la violenza grandguignolesca di molte
situazioni, la totale assenza di coerenza cronologica, il ricorso a cifre
sempre iperboliche… E ci sono persino elementi che, in un lavoro contemporaneo,
lo taccerebbero di post-modernismo: le citazioni, la metanarrazione (limitata
inizialmente alla gustosa pagina 8) e la presa in giro dei riferimenti colti.
La Storia pittoresca, drammatica e caricaturale della Santa Russia
parte dalla sua origine ancestrale arrivando fino a quelli che all’epoca erano
praticamente fatti di cronaca. I disegni sono realizzati con uno stile che è di
volta in volta grottesco, realistico o astratto a seconda della necessità e
sono costantemente in dialogo con le didascalie, tanto che ogni singola
vignetta si basa sulla contrapposizione tra quello che si vede e quello che si
legge, o sull’uso di termini polisemici che rivelano nei disegni il vero senso
di quello che intendeva Doré, generando così degli effetti comici che fanno
ridere di gusto ancora oggi. La traduzione di un’opera del genere deve essere
stata un’impresa complessa, come confermato da Boris Battaglia nel suo testo in
appendice.
Al di là del suo corrosivo
umorismo, l’opera si fa leggere tutta d’un fiato grazie all’incalzante
succedersi di sovrani, zar e trovate sempre fresche e surreali, alcune
impossibili da rendere alla perfezione in italiano.
Ma la qualità non si mantiene
costante: a circa due terzi dell’opera, poco dopo un’incursione dello stesso
autore che gli varrà una citazione nei Fumettisti d’Invenzione, Doré
cambia il passo, forse stremato dalla realizzazione di un’opera di quasi 100
pagine o forse più cauto nel trattare argomenti più recenti. La narrazione
rallenta fino a impantanarsi perché le vignette non sono più necessariamente
collegate tra di loro (tanto che alcune potrebbero anche essere tratte da
un’altra fonte), affiorano alternativamente pagine quasi interamente scritte o
quasi interamente illustrate, rompendo l’equilibrio perfetto che c’era stato
fino a quel punto, e in mancanza di trovate migliori Doré si riduce a fare la
parodia di un motivetto musicale in voga all’epoca. Dopo il finale vero e
proprio c’è ancora spazio per una dozzina di illustrazioni satiriche a tutta
pagina (tranne una) aggiunte dall’autore per la raccolta in volume. Questo
progressivo peggioramento finale non inficia il valore complessivo dell’opera,
però si rimane un po’ delusi a leggere delle pagine così poco ispirate rispetto
a quelle precedenti, tanto più che la Storia
della Santa Russia era partita veramente in quarta.
L’edizione Eris propone una breve
postfazione di Guillaume Dégé tratta dalla versione francese. In sostanza è un’occasione
sprecata per approfondire i retroscena e altri aspetti dell’opera e del
contesto in cui uscì: quando e dove fu serializzata la Storia? Perché il montaggio di alcune tavole sembra essere frutto
di un assemblaggio? Come mai Doré era così ossessionato dalle coliche renali?
Misteri che rimarranno tali, la priorità di Dégé è fare sfoggio della sua
cultura.
Molto, molto più interessante è
l’appendice all’edizione italiana scritta da Boris Battaglia, che tratta della
complessità di tradurre un’opera così piena di doppi sensi e così legata alla
sua epoca. Battaglia ricorda meritoriamente il lavoro di Luciano Guidobaldi
(alias “Galb”) che tradusse per la Comic Art la precedente versione della Storia della Santa Russia, uscita quasi
quarant’anni fa – traduzione su cui si è
basata anche la Eris per questa edizione.
A proposito dell’edizione, il
refuso in copertina che faceva temere il peggio per fortuna è solo una
scivolata isolata, e nel libro si trova al massimo un «mele» al posto di «male»
a pagina 69. Il tomo è un bellissimo cartonato con dorso telato stampato alla
perfezione su carta Fedrigoni. Dalla biografia dell’autore risulta che Gustave
Doré realizzò ben altri tre “fumetti” prima della Storia della Santa Russia, ma immagino che sia pura utopia sperare
di vederli.