Incredibile: alla fine è uscito veramente. Mi
verrebbe da metterlo nel Meglio del 2019 solo per questo, visto che ormai avevo
perso ogni speranza di leggerlo.
Inverno 1709 si svolge nel gelido gennaio di quell’anno, in una
Francia rurale agonizzante a causa del gelicidio che ha compromesso i raccolti
e la caccia, mentre infuria ancora la Guerra di Successione Spagnola e gli
aspri contrasti religiosi continuano a mietere vittime.
Il protagonista Loys Rohan deve farsi
consegnare dei documenti che potrebbero risollevare le sorti della Francia,
consentendogli di acquistare un enorme carico di grano custodito da un suo
compare su una nave (anche se inizialmente ne vengono citate due) al largo
delle coste ghiacciate.
Ovviamente la situazione non può
filare liscia, altrimenti non ci sarebbe nessuna avventura da raccontare: le
bisacce con i preziosi documenti finiscono nelle mani di un bandito che
scopriremo parteggiare per gli ugonotti e all’appassionante caccia di Rohan (in
cui conosceremo vari dettagli sul suo passato) si unirà anche un’affascinante viscontessina
dalle vedute anacronisticamente troppo aperte per il suo ceto, concessione più
che giustificabile all’avventura popolare. Inverno
1709 è un fumetto coinvolgente che unisce rigore documentaristico ad azione
appassionante, mettendo in scena molti personaggi sfaccettati e interessanti –
forse sono anche troppi per una vicenda che si sviluppa in un centinaio di
pagine. Alcuni passaggi possono essere un po’ ostici per chi come me non
conosce bene lo sfondo storico della vicenda, così come tra Ugonotti, Camisardi
e Protestanti (che poi sono la stessa cosa) non è così immediato
raccapezzarcisi. La Sergeef, come nel caso di Down Under,
non segue inoltre una struttura lineare ma più vicende contemporanee e ricorre
anche a flashback vertiginosi. Da
notare che i due capitoli che costituiscono la vicenda, per quanto usciti in
due volumi separati, presentano una numerazione progressiva che lascia intendere
come il progetto fosse unitario, anche se all’inizio del «libro II» c’è un
riepilogo di quanto successo prima. Una scelta piuttosto rara ma non inedita
nel mercato franco-belga: ricordo i due volumi de I Naufraghi del Tempo editi da Nuova Frontiera negli anni ’80 e il recente seguito de I Passeggeri del Vento.
I disegni di Philippe Xavier sono
di altissima qualità, molto dettagliati ma anche espressivi e perfetti per
evocare l’atmosfera gelida e disperata della maggior parte di queste pagine.
Anche il colorista Jean-Jacques Chagnaud ha fatto un ottimo lavoro senza
coprire il lavoro di Xavier ma anzi valorizzandolo, cosa non scontata con la
colorazione digitale. In effetti Inverno
1709 avrebbe meritato un formato più grande per godere al meglio della
parte grafica.
Qualche appunto sull’edizione
italiana: essendo le pagine incollate sul dorso e non rilegate e cucite, la mia
copia ha dato segnali di cedimento già alla prima apertura del volume. Può
succedere. A pagina 97 il lettering è inspiegabilmente diverso rispetto a
quello del resto del volume, e siccome non c’è una giustificazione narrativa
per questo cambiamento immagino che sia un errore. Ma anche questo può
succedere – certo, con il lettering fatto a mano non sarebbe successo. Però il
personaggio chiamato “Le Béni” avrebbero potuto tradurlo con “Il Beato” invece
di lasciarlo in originale: avrebbe reso bene l’atmosfera di fanatismo religioso
che permea la storia.