Le dimensioni ciclopiche non devono spaventare: oltre allo stile di scrittura molto accattivante e spigliato, il libro è caratterizzato da una struttura frammentaria costituita da 151 capitoli di breve durata (eccezionalmente una dozzina di pagine al massimo, più spesso anche poco più di mezza facciata) con bene in evidenza l’argomento trattato: in questa maniera il lettore può tranquillamente cominciare la lettura dalla parte che più gli interessa per poi passare a un’altra o leggere il libro dall’inizio alla fine. La genesi dell’opera è piuttosto singolare: nasce come regalo da fare agli amici ma si sviluppa e si arricchisce fino ad assumere le dimensioni attuali. Visto che per questo motivo certe parti sono state riprese o redatte a distanza di anni (immagino) sono inevitabili delle ripetizioni, di cui comunque lo stesso autore dà conto.
La parte teorica (cos’è il “linguaggio” fumetto) viene presto risolta nei primissimi capitoli, per dedicarsi poi alla storia del medium nei vari Paesi con particolare riguardo all’Italia. Nelle sue oltre 500 pagine il volume inanella molte curiosità e dietro le quinte del mondo del fumetto, e meriterebbe di essere preso solo per quelle. Certo, è vero che molte cose sono state riprese da altre fonti (che peraltro Fontana segnala rigorosamente, con puntiglio addirittura esagerato) ma mai prima d’ora erano state collegate tutte in un’unica soluzione. Volete finalmente scoprire come me chi era il copertinista del primo numero di Comic Art oppure quale fu l’involontario stratagemma con cui i Kappa Boys ottennero credibilità presso la Shueisha o chi per primo usò il termine «fumetto» (e cosa si usava prima) o quanto vendeva Frigidaire nel periodo d’oro (ma per me è troppo: o Fontana si è confuso con Il Male o è scappato uno 0 di troppo) o se il fantomatico albo 59 del Settimanale dell’Uomo Ragno esiste veramente o quale fu il primo manga a vedere la luce in Italia nel lontano 1962 o quale era la filosofia produttiva dei “pornetti” o dove e come comparvero in prima battuta alcuni degli episodi di Pratt della collana Un Uomo Un’Avventura? Qui trovate tutte le risposte. E molto, moltissimo altro: ho scoperto ad esempio che prima della Corno Max Bunker e suo cognato avevano già tentato una sortita in edicola assai effimera e quasi vergognosa (e che oltretutto è esistito un altro Alan Ford prima di quello che conosciamo) e che Antonio Vianovi aveva una capacità diabolica nel farsi fare i disegni per le sue edizioni e che Manara inscenò una mezza polemica al momento della sua premiazione a Lucca 1980 e che il classico formato 17x24 si chiamerebbe formato Albo d’Oro.
Aneddoti e curiosità non mancano, insomma, e molto spazio viene dedicato anche ad argomenti poco trattati come la stampa amatoriale (quella che ristampava i fumetti dell’anteguerra in maniera cronologica o anastatica), le fiere di settore e le autoproduzioni. Ma non mancano, come anticipato, nemmeno informazioni sulla società italiana e mondiale per inquadrare meglio certi fenomeni. Particolarmente interessante è la ricostruzione del secondo dopoguerra, non solo dal punto di vista dei “giornalini” ma anche della società e dell’economia che inevitabilmente influirono sulla stampa periodica. Non sapevo ad esempio che i prezzi delle riviste variassero da nord a sud a causa delle difficoltà nel trasportarle materialmente, tanto che addirittura ci furono casi di copertine che presentavano un bollino vuoto senza il prezzo, che sarebbe stato aggiunto con un timbro a seconda del luogo di diffusione.
Inevitabilmente ci sono alcune cose che avrebbero meritato maggiore spazio o almeno la citazione (nei capitoli sulle riviste d’Autore non si parla di Corto Maltese) ma il tomo non vuole essere “una” storia del fumetto in Italia, ma la storia del fumetto vista attraverso gli occhi dell’autore, che se da una parte spara a zero su Il Corriere dei Piccoli, reo di non aver importato in Italia il “vero” fumetto (tesi condivisibile) dall’altra non nasconde nemmeno le sue simpatie, come quella peraltro dichiarata per Treviso Comics.
Date le dimensioni del volume è fisiologico che siano presenti alcuni errori. Una volta un testo del genere avrebbe avuto almeno tre correttori di bozze (tra cui un cultore della materia), cosa che nemmeno la Mondadori penso possa più permettersi. Nella maggior parte dei casi si tratta di lapsus calami o come diavolo si chiamano gli errori dovuti al correttore automatico di Word, ma probabilmente anche una formattazione diversa del testo al momento della consegna all’editore ha determinato qualche errore: il numero 1980 ritorna piuttosto spesso a sproposito, ad esempio come anno di pubblicazione del primo saggio su Dylan Dog che però uscì solo nel 1986, e non ci sono dubbi sul fatto che Fontana lo sapesse benissimo.
A causa dei capricci di Windows ecco quindi che Harvey Pekar diventa «Parker», Vicente Segrelles diventa «Vincente», i Georges francesi (Pichard, Wolinski, ecc.) vengono inglesizzati in «George», ecc. Detto questo, se fossi l’autore mi terrei bene alla larga dai circoli texiani per non finire ricoperto di pece, piume e fatto sfilare con un cartello con su scritto GALLEPPINI SI SCRIVE CON DUE L.
Il volume, che penso sia riduttivo definire manuale o storia del fumetto, beneficia di un formato A4 e di un’impaginazione semplice ma elegante e funzionale su due colonne, con un discreto apparato iconografico che presenta anche qualche chicca. Come detto le pagine sono oltre 500, tutte su carta patinata: 40 euro più che giustificati, insomma.