A Mark Waid una chance la si dà volentieri. La sua gestione dei Teen Titans è in chiave adolescenziale/iperconnessa/brillante. I Giovani Titani accorrono alle chiamate che ricevono sul loro profilo (o quello che è) in riferimento a casi che riguardano giovani e giovanissimi. Le derive “social” coinvolgono sin troppo alcuni membri del gruppo che rincorrono la popolarità, soprattutto Speedy, il Freccia Verde adolescente, e ciò suscita il malumore del leader Robin.
La (mini?)serie si sviluppa inizialmente affrontando un pericolo sempre diverso mentre nell’ombra qualcuno trama per costituire i “suoi” Teen Titans da opporre a quelli veri; non mancano frecciatine caustiche all’ambiente dei fan e dei nerd. Ma purtroppo dal quarto capitolo (su sei) la prospettiva cambia e pur sempre con brio e dialoghi divertenti Waid si concentra sui piccoli e meno piccoli problemi dei protagonisti fino al proverbiale scontro finale.
I testi sono piacevoli, sì, ma la vera sorpresa di questo volume sono stati gli splendidi disegni di Emanuela Lupacchino. Rispetto a come la ricordavo (ma se la cavava egregiamente anche all’epoca) qui ha un tratto molto più realistico, marcato ma pulitissimo, avendo forse guardato alla lezione di disegnatori come Yannick Paquette o Adam Hughes. Non stona affatto con il tono leggero della serie, anzi è incredibilmente espressiva e dinamica: i suoi personaggi “parlano” meravigliosamente con le loro posture e i loro sguardi. Ci fa sicuramente una figura migliore rispetto al copertinista Chris Samnee, dannatamente cartoonesco. E anche la differenza con il Mike Norton che ha disegnato alcune tavole dell’ultimo episodio è nettissima.
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