Stati Uniti, 1901: James Jennings è il procuratore del titolo e come tale deve notificare un’eredità al pugile Henry King e scortarlo a New York dove finalizzeranno le operazioni burocratiche. Ad accompagnarli, il manager intrallazzone e un pugile di colore. Prima sosta dell’itinerario: Bradford, cittadina in fermento per la campagna elettorale del giudice Duel. Qui Jennings preleverebbe un cospicuo anticipo per le spese del viaggio ma la banca locale viene rapinata e così per recuperare i suoi soldi si trova invischiato in una guerra tra vaqueros con banditi e apaches di mezzo. Al gruppetto dei protagonisti si è frattanto aggiunto anche un giornalista locale. Giunti infine nella corrotta New York, King e il suo manager cadranno nelle grinfie dei malfattori che ruotano attorno Wall Street e il Procuratore dovrà nuovamente intervenire per aiutarli, lasciando intravedere elementi del suo passato e forse creando agganci per future avventure.
Sin dall’inizio sfilano tutti gli stereotipi del genere western: le risse, i duelli, il “Doc”, i politicanti, i mandriani, gli indiani, i rivoluzionari (veri o presunti), gli agguati, i pistoleros, gli sceriffi, i saloon… Quello che caratterizza Il Procuratore è un certo realismo storico, che però forse è comune ad altri western moderni (oltre ai menu locali apprendiamo che 20 dollari erano una piccola fortuna a inizio secolo), e soprattutto un forte umorismo che si manifesta anche con frequenti calembour e citazioni di classici del genere e non; a volte si sorride con piacere, altre ci si chiede perché spezzare il ritmo della narrazione con scenette o commenti estemporanei.
Pedro Mauro disegna con uno stile ruspante e schematico che non si perde in fronzoli ma accumula segni e pennellate per dar corpo a personaggi e ambienti.
La serie si compone finora dei tre episodi da 60 pagine l’uno qui raccolti. Si lascia leggere ma non riserva sorprese. In appendice, oltre alle biografie dei due autori, alcuni studi preliminari.
Stereotipi o meno, quello che mi colpisce nella tua descrizione è l'assenza di un personaggio femminile importante.
RispondiEliminaWestern alla Tex Willer?
Di donne ce ne sono due: nel secondo episodio una donna apache in cerca di vendetta e opportunamente dipinta e nel terzo una fiamma locale del protagonista. La prima serve a creare l'atmosfera e resta un po' sullo sfondo, la seconda potrebbe aver introdotto qualche aggancio per future avventure.
EliminaE poi nel terzo c'è anche una settantenne che risiede in una baracca in un terreno di grande valore per i magheggi di Wall Street ma è più che altro una figura umoristica.
O.K., mi prendo la settantenne, grazie.
EliminaMi piacciono l'umorismo e le speculazioni edilizie.
"I sogni di gioventù sono la ricchezza delle vecchie zitelle"
(da 'I pensieri di Paperone')...