Ahimè, ho scoperto che il proposito di concludere in quel di Modena la collezione dei manuali relativi ai gruppi di Sine Requie alla fine non si è concretizzato perché ne esiste ancora uno, dedicato all’Inquisizione, su cui non ho messo le mani. Vista la copertina di uno sgargiante violetto non penso che sia sfuggito al mio sguardo: probabilmente non è al momento reperibile come a suo tempo fu quello dei Cacciatori di Morti. Poco male: Lucca serve anche a questo.
Non è comunque l’amarezza di avere una collezione monca a farmi giudicare questo Eretici e Stregoni uno dei peggiori volumi usciti finora. E io che avevo aspettative così alte per un volume con un titolo simile!
Le pagine sono 144 ma solo una cinquantina è dedicata alla parte regolistica, di cui ben 9 sono occupate dalle varie invocazioni del Lemegeton Clavicula Salomonis finalizzate alla breve avventura finale – almeno in teoria, se ne potrebbe benissimo fare a meno. La parte con Markus Pfeffer è anche bella ma, dannazione, dura 16 pagine! In pratica è una raccolta di racconti più che un manuale per giochi di ruolo, anche perché di materiale giocabile nuovo c’è appunto solo l’evocazione demoniaca del libro, per il resto il manuale si premura quasi esclusivamente di presentare nuovi personaggi. Ed era così importante metterne uno che è solo un finto mago? Le eresie vengono trattate sbrigativamente all’inizio, forse sarebbe stato meglio non metterle proprio. Torna poi l’atroce filastrocca con la trasfigurazione dei due autori, priva di alcun rispetto per la metrica e la rima, viziaccio che speravo avessero perso e che, visto che siamo in tema, sarebbe motivo sufficiente a purificare il volume con un bel rogo.
L’avventura in appendice sembra quasi messa lì solo perché questi supplementi “devono” averne una, è molto breve forse a causa dello spazio tiranno (le schede dei personaggi tocca farsele da soli) o forse perché confezionata in tutta fretta (la voce «equipaggiamento» dei personaggi è desolatamente vuota). Come spesso avviene con Sine Requie, che privilegia gli one-shot alle campagne, si tratta di un’avventura sperimentale in cui due giocatori interpretano lo stesso personaggio che è soggetto a possessioni spiritiche. Che poi dovrebbe essere una storia raccapricciante con Inquisitori sadici e la minaccia incombente di Cacciatori di Morti spietati a fare una carneficina, ma in pratica a causa dei legami tra i personaggi ci viene detto di giocarla come se fosse una puntata di Beautiful.
Dettagli sull’origine del Risveglio potrebbero anche essercene ma sono volutamente fuorvianti e poco chiari: il sogno di Re David con la Morte chiusa in un luogo segreto ha un fondo di verità? Che sia tutta una simulazione á la Matrix visto che a pagina 27 si parla di una «lingua fatta di soli numeri»? La città di Ligrasta rimanda a qualcosa di concreto? La terza lettera di Vass (su ben cinque, fottuti grafomani…) getta poi nuovamente l’ombra della metanarrazione e della mise en abyme. E preferisco glissare sulle conseguenze del chiedere al demòne Purson le motivazioni del Risveglio.
Rimane quindi il dubbio, anzi la certezza, che tra quarantacinque anni e sei mesi starò ancora qui a lamentarmi del fatto che gli autori non abbiano ancora spiegato cosa diede origine al Risveglio e cosa si trova “oltre la Soglia”.
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