venerdì 4 novembre 2022

Heavy Metal n. 1

Presa a Lucca visto che non si trovava nelle edicole, o meglio non si vedeva: alcuni edicolanti la mettevano nello spazio dedicato alla musica e magari è una strategia voluta dall’editore come quella ricordata da Giuseppe Peruzzo in Persone di Nuvola per cui l’edicolante poteva affibbiare al lettore disattento appassionato di moda L’Ostile invece de Lo Stile, o a quello ignaro appassionato di computer Linus al posto di Linux.

L’Heavy Metal italiano è assai diverso dalla sua versione statunitense, almeno dalla versione che conoscevo io e di cui ho ancora parecchi numeri. Scopro con sorpresa che esce ancora, ma evidentemente avrà delle caratteristiche differenti, forse proprio quelle riproposte qui. L’Heavy Metal di fine anni ’90 era un bimestrale che presentava una storia lunga nella sua interezza, come Comic Art in versione “rivista libro”, più altri fumetti brevi per così dire “satellitari” che occasionalmente potevano essere episodi di una serie. Unica eccezione serializzata che mi ricordo è il Ranx 3 di Chabat e Liberatore, diviso in tre puntate. Ricordo anche che quell’Heavy Metal era censuratissimo, anche nelle parti più impensabili per un europeo: persino le manette o le corde che legavano i polsi venivano coperte da balloon strategici o pecette bianche. E all’inizio di ogni numero c’era un’intervista a un fumettista o comunque un operatore del settore o di altri settori contigui. Ne ho beccata anche una a Moebius. Poi, certo, un sacco di pubblicità, ma non c’erano dubbi che si trattasse di una rivista di fumetti. Invece questo nuovo Heavy Metal di fumetti non ne presenta molti nelle sue 128 pagine, e tutti sono “liberi”, cioè autoconclusivi. È chiaro che con questa impostazione le storie non possono presentare delle situazioni molto complesse proprio perché manca lo spazio in cui svilupparle e quindi si affidano a un twist ending oppure alla suggestione delle ambientazioni che creano. Solo la carta è identica a quella dell’originale, almeno come la ricordo io: poco più (o meno?) di una newsprint che purtroppo opacizza tratti e colori. I fumetti, quindi:

Qualcosa per la tua M.E.N.T.E. (riportato col titolo originale nel sommario) di Kennedy e Luana Vecchio ha uno spunto interessante ma il testo avrebbe potuto benissimo essere usato da solo come racconto, il risultato è ben poco “fumettistico”, né i disegni che comunque sono dignitosi raggiungono chissà quali vette.

Confessa (Frank Forte & Peach Momoko) presenta anch’esso uno scenario originale, ma neanch’esso si premura di costruire una storia propriamente detta: più che altro segue il flusso delle sensazioni a partire da quello spunto. Disegni non eccezionali.

Mikael Lopez imbastisce una bella trama per La casa da tè, non servito al meglio dai disegni esangui di Lem.

Disegni assai esangui anche quelli di David Aguado che con lo stesso Lopez realizza Dafina, un fumetto sicuramente suggestivo ma anche poco narrativo.

Marco Nizzoli fa decisamente meglio, con un Breve Incontro che omaggia dichiaratamente Moebius e che oltre che per i bellissimi disegni e colori si segnala anche per uno sviluppo intrigante.

Disegni bellissimi (ma che dico bellissimi: meravigliosi) anche in The Key di Frezzato, ma se c’è un significato in queste sei tavole io non sono riuscito a coglierlo.

Molto simpatico Familiaris di Reppion e Hitchcock, con i fondamentali colori di Soffe a correggere e integrare le matite ogni tanto un po’ affrettate.

Ma ancora meglio String Theory della vecchia volpe Steve Orlando con Marcelo Borstelmann alla tavolozza digitale. Qui una trama c’è, o almeno si intuisce, e queste otto tavole rimandano la piacevole impressione di aver potuto essere il culmine di una storia lunga. Borstelmann disegnò brevemente Dago senza farsi rimpiangere, qui il risultato è diverso visto l’uso massiccio del computer.

Oltre a Giorgio Carpinteri che firma una bella vignetta tematica a tutta pagina, altri fumettisti che si sono prestati a fare gli illustratori sono Palumbo e Fabbri, probabilmente grazie alla vicinanza con una delle menti dietro il progetto (le altre sono Francesco Coniglio e Alessandro Bottero) che è Daniele Brolli.

Per quel che riguarda la parte scritta io ho apprezzato in particolar modo, oltre all’intervista a Tolkien, la storia della rivista Heavy Metal, ed evidentemente ne sono consapevoli anche editore e direttore visto che ne pubblicano solo una prima tranche di dieci pagine che continuerà nei prossimi numeri.

Brolli traduce un racconto di Robert Silverberg, ma non escludo che più che tradotto lo abbia “tradotto” come faceva su Frigidaire. A proposito di quella testata, Heavy Metal un po’ ci somiglia (come somiglia anche a Dolce Vita e Tic) visto che i testi sono preponderanti e magari tra qualche anno rileggendola i posteri penseranno a quanto sia stata innovativa a parlare di guerra moderna, transumanesimo, ecc. Io, però, avrei preferito qualche fumetto in più, soprattutto non così frammentario. Ma non è irrealistico pensare che si tratti di imposizioni da parte della casa madre.

4 commenti:

  1. Pensa, io avrei apprezzato pure qualche articolo in più (report, retrospettiva...) XD
    Mi piace il senso di rivista: vero, anche a me ha ricordato Frigidaire e chissà comunque per i fumetti, magari arriveranno storie più corpose^^

    Moz-

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    Risposte
    1. Frigidaire è viva e lotta insieme a noi! (è vero, esce sempre e io sono abbonato). Anche Sparagna è vivo, sabato scorso l'ho visto a Lucca, dove pare abbia fatto una "marcia", nell'ambito del tentativo di salvare Frigolandia.

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    2. Ti ho pur detto che a me e al Bassetto ci stalkerava.

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