martedì 8 novembre 2022

La costellazione del cane

Questo fumetto di 44 tavole non è tanto lo sviluppo di un’unica storia quanto una raccolta di piccole vicende che si incrociano e si intrecciano. Forte della sua conoscenza dell’argomento (a cui dedicò la tesi, come apprendiamo dall’introduzione di David Padovani), Sergio Tisselli mostra l’impatto che un’epidemia di peste ha sulla vita degli abitanti di un borgo nel XVII secolo. Anticipata dalla previsione di Alessandro Righi che la profetizza con l’apparizione nel cielo della funesta Costellazione del Cane, la peste si manifesta con la figura di un untore che compie il suo sporco lavoro in una chiesa. Qui trova rifugio il soldato Otello che si asperge alla fonte corrotta per poi capitolare nell’acqua del fiume in piena dove un montanaro ha perso la legna, e per recuperarla dalle grinfie del vicino di casa lo ammazza portando alla reazione delle autorità uccidendo quindi una guardia il cui cadavere arriva col fiume in paese, dove una lavandaia ne raccoglierà la giubba ancora buona infettandosi a sua volta, richiamando quindi un cerusico che nel visitarla sin troppo accuratamente contrarrà la peste, ecc.

Non mancano deviazioni inaspettate e originali (la lavandaia creduta morta torna come uno zombi dal marito terrorizzato) ma in linea di massima la struttura dei vari passaggi viene mantenuta invariata mostrando come l’insorgere del morbo o la sua vicinanza porti a delle conseguenze anche morali, con i vari protagonisti preda di ira, lussuria, invidia, indifferenza verso il prossimo.

Nonostante fosse il primo lavoro di Tisselli, La costellazione del cane si presenta graficamente come un’opera già molto matura. Le sue vignette sono spettacolari, certo, con tutta la documentazione e la cura per i dettagli che vi ha profuso (e di cui l’introduzione rende conto) ma i suoi personaggi vengono anche fatti recitare con grande maestria. Dove la cura documentaristica dell’autore ha forse peccato di eccessiva solerzia è nel ricorso al proto-italiano dell’epoca, che può risultare farraginoso per quanto modulato sulla classe sociale di ogni personaggio.

Più che altrove ho avvertito che gli acquerelli lividi e scuri di Tisselli avrebbero meritato la carta patinata.

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