lunedì 7 novembre 2022

Una vita come un romanzo a fumetti

Questo volume è uscito ancora una decina di anni fa (il © della mia copia riporta il 2013 come anno di uscita, e si tratta della seconda edizione) ma la distribuzione carbonara e l’assenza di un vero editore («Volume realizzato senza scopo di lucro a tiratura limitata» recitano le gerenze) ne hanno reso consigliabile l’accaparramento in quel di Lucca dove a presentarlo era l’autore stesso, il lucidissimo novantasettenne Alvaro Zerboni.

Benché il sottotitolo lo qualifichi come autobiografia, in realtà si tratta di una raccolta di aneddoti, ricordi e testimonianze che non seguono necessariamente un filo logico o temporale. Anche se per me è principalmente la mente dietro L’Eternauta (nel senso della rivista), Zerboni ha fatto molto di più e in molteplici settori, sempre inerenti la carta stampata. Leggere questi rapidi frammenti, inframmezzati da tre racconti apparsi su Playboy (uno di Alberto Lattuada, gli altri due di Zerboni), evoca interi mondi: il cinema, l’editoria internazionale, il secondo dopoguerra in Italia, i Paesi in cui Zerboni visse o che visitò… E non mancano un sacco di ghiottissimi aneddoti riportati sempre con l’affetto e l’amicizia che evidentemente hanno legato Zerboni ai molti editori, fumettisti e operatori culturali che ha passato in rassegna in questo tomo – chi se lo immaginava che Piero Ciampi recitò in un fotoromanzo. Su queste pagine sfilano Pratt, Ivo Pavone, Oesterheld, Alberto Ongaro, Zanotto, Altuna, i Breccia, Gimenez, Trigo… un vero scrigno del tesoro per gli appassionati di historietas. Tanto più che l’apparato iconografico è ricchissimo e anche se alcune dediche a Zerboni si sono già viste, qui beneficiano del grande formato. E ovviamente la corrispondenza privata (tra cui i carteggi dell’UNICEF con cui Pratt cercò di salvare Oesterheld) è probabilmente una primizia assoluta.

Forse una revisione più accurata sarebbe stata necessaria per correggere qualche refuso (tanto più che questa è appunta la seconda edizione), ma in effetti così com’è scritto il libro trasmette anche per questa sua esuberanza l’impellenza di comunicare le proprie esperienze al lettore.

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