sabato 19 novembre 2022

Lanterna Verde: WillWorld

Hal Jordan, con tanto di mascherina verde, si aggira in una distorsione surreale del Far West, del tutto immemore di chi sia e di come sia finito lì. Per sua fortuna incontra (o meglio si scontra con) un abitante di questo mondo che lo prende in simpatia anche perché si sente in colpa per avergli azzoppato la cavalcatura.

La città in cui viene condotto ha degli elementi da varie fonti (religioni, archetipi, generi letterari…), tutte stravolte in maniera grottesca: c’è il western ma anche la mitologia indiana, Little Nemo in Slumberland, i gangster italoamericani, Alice nel Paese delle Meraviglie, l’iconografia giapponese, l’architettura liberty, il circo e un sacco di altre cose. Non mancano pericoli o situazioni imbarazzanti ma l’attivazione involontaria dell’anello del potere risolve tutto. Hal riacquista pian pianino la memoria anche grazie all’aiuto del suo nuovo amico, di una barista con sei braccia e di un “angelo”. Questa progressiva consapevolezza (in cui Hal ricorda vagamente di dover salvare tal Mairwand) si accompagna alla visione di altre lanterne verdi prigioniere nel cielo, ma il lettore attento ai dettagli avrà già notato riferimenti all’universo DC: una donna vestita da Wonder Woman là, una carta con il Joker lì…

Alla fine il mistero di dove si trova e cosa deve fare viene risolto in maniera abbastanza originale: nessun piano del cattivo di turno e nessun delirio dovuto a una botta in testa (avevo pensato pure a quello).

Ovviamente il motivo principale per comprare WillWorld sono i disegni del compianto Seth Fisher: dettagliati, ricchissimi, fantasiosi ma sempre rispettosi di anatomie e leggibilità. Un po’ Geoff Darrow, un po’ Dalì, un po’ Jacovitti, un po’ Moebius. Il colorista Christopher Chuckry fa un buon lavoro sposandosi alla perfezione con lo stile certosino del disegnatore. Però, pur dovendo solo fornire un pretesto per lasciare la briglia sciolta a Fisher, va riconosciuto a John Marc DeMatteis di non essersi adagiato su soluzioni prevedibili (come dicevo, né la trappola di un supercattivo né un semplice incubo) e di essersi inventato una giustificazione interessante al delirio. Che poi magari è una cosa già vista e stravista nella serie di Lanterna Verde e sono io che non la conoscevo. Anche alcuni dialoghi sono piuttosto carini e il misticismo buddista (sempre che non ce l’abbia visto solo io) viene trattato con leggerezza ed è ben amalgamato al tessuto narrativo.

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