Shadecraft comincia come horror adolescenziale per virare inizialmente sulla commedia e abbracciare poi il canone fantascientifico action per non dire supereroistico. In questo fumetto non c’è praticamente nulla di originale (al di là degli echi di suggestioni presenti anche ne Il Ragazzo Invisibile di Salvatores, ricordo che quand’ero bambino Bianconi o chi per esso pubblicava un fumetto con protagonisti un uomo grasso e la sua ombra magra) ma almeno Joe Henderson ha mixato il tutto rendendolo accattivante e donandogli un ritmo frenetico. Probabilmente troppo frenetico, ma immagino che stacchi, rivelazioni e cliffhanger siano stati calibrati in modo da renderlo appetibile per una versione cinematografica o televisiva.
I disegni di Lee Garbett seguono lo stile schematico un po’ caricaturale, o meglio stilizzato, di molti altri disegnatori esangui statunitensi (e non solo statunitensi) contemporanei. A fare la differenza è un tratto più grasso e deciso e un’occasionale attenzione ai dettagli in alcuni punti.
Decisamente più interessante il colorista Antonio Fabela, che ha usato dei buoni effetti acquerellati per rendere le ombre – ma in generale ha fatto un valido lavoro.
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