sabato 14 maggio 2022

Fantastici Quattro: La Storia della Nostra Vita

L’idea di partenza di questa miniserie è piuttosto interessante: cosa sarebbe successo se dalla loro prima apparizione nel 1961 gli anni fossero passati veramente per i Fantastici Quattro? Avrebbe potuto essere l’occasione per un tuffo nostalgico e celebrativo tra i momenti più salienti della storia recente. Invece si è rivelato solo l’ennesimo what if.

La trama verte principalmente sull’individuazione di Galactus e la preparazione delle difese per il suo inevitabile arrivo. Reed Richards non viene però creduto e i suoi avvertimenti sono presi alla stregua di teorie del complotto. Nel mentre Victor Von Doom gli fa da assistente per poi tradirlo facendo comunella col Pensatore Folle.

Ogni capitolo è ambientato in un decennio specifico e viene narrato da un personaggio diverso. Mark Russell attinge a piene mani dalla continuity Marvel ma al contempo la distorce e la reinterpreta come gli fa più comodo. È così che si fa con gli what if, no? Le origini de Dottor Destino sono totalmente stravolte, così come molti altri particolari (o forse negli anni ’70 Sue Storm ha veramente abbandonato Reed per Namor?) ma al contempo c’è una grande cura per i dettagli secondari: non capivo perché dare così tanto rilievo a Ricardo Jones finché ho scoperto che è un personaggio realmente esistente.

I disegni di Sean Izaakse non sono molto dettagliati né spettacolari ma hanno una base realistica che li salva dal caricaturale. I personaggi di contorno (e non solo quelli) sono disegnati in maniera stereotipata, ma penso sia anche una strategia per confondere un personaggio con un altro che muore inaspettatamente e quindi per evitare spoiler a un lettore che sfogli il volume prima di leggerlo. Il disegnatore non si cura molto di ricreare le atmosfere dei singoli decenni: solo gli anni ’80 e ’90 sono un po’ caratterizzati da uno stile di abbigliamento e altri particolari che ci ricordano il periodo storico, ma perché servono anche a fare delle battute: per il resto se Izaakse avesse voluto caratterizzare i vari decenni esemplificandone mode e design non mi pare ci sia riuscito visto che non va oltre a qualche “lava lamp” ogni tanto. Inoltre, anche se in alcuni casi vengono date delle spiegazioni in merito, alcuni personaggi non mostrano i segni dell’età che avanza. Nonostante il suo scarso impegno (o magari ha dato il massimo, ma evidentemente non era abbastanza) Izaakse non fa una bella figura anche perché per finire gli ultimi tre capitoli ha dovuto ricorrere all’aiuto di altri disegnatori, manco fosse Bryan Hitch, con risultati altalenanti: piuttosto stilizzato Francesco Manna, più apprezzabili Zé Carlos, Angel Unzueta e soprattutto il rigoroso Carlos Magno.

In definitiva è il solito fumetto Marvel con strizzatine d’occhio agli appassionati e dialoghi brillanti o “profondi” per giustificare le scazzottate, anche se qualche ideuzza interessante spunta qua e là: non so come funziona Galactus, ma il piano del Dottor Destino per tenerlo a bada mi sembra perfettamente logico.

6 commenti:

  1. A mia (scarsa) memoria Susan e Namor fanno tiramolla (non quello di Manfrin) per un po', poi la biondina si decide per il cervellone.
    Per l'appunto esiste però un What If, pubblicato illo tempore su Starmagazine, in cui l'antipatica ragazza decide, invece, di impalmare il palmato monarca d'Atlantide mandando fuori di testa Richards, con esiti tanto tragici quanto dimenticabili. Infatti non me li ricordo.

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    1. Ora che ci penso, mai sopportati i FQ, soprattutto i due Storm. Lo leggevo solo per i disegni di Kirby (ovvio).

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    2. Quindi è un po' un What If di un What If. Non immaginavo che Sue Storm ti stesse antipatica. Sarà che non conosco molto i Fantastici Quattro, ma l'ho sempre vista come una figura evanescente, senza personalità. In uno dei primissimi episodi quando gli altri membri del gruppo lesseri le letterine dei fan dovettero proprio difenderla dalle accuse di inutilità. O almeno così ricordo.

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    3. In una intervista a Vanity Fair, la Storm dichiarò a proposito della sua liason con Sub-mariner: "Non era un cattivo ragazzo, ma in quel periodo mi sentivo con l'acqua alla gola. Il pesce non mi dispiace, anzi tutt'altro, ma Namor è proprio come il pesce, dopo tre giorni puzza. E poi sul più bello, lei mi capisce, urla sempre "Imperius Rex!", che manco so cosa vuol dire. Invece mio marito, "dopo", mi spiega sempre la teoria delle stringhe, così mi addormento".
      Tu capisci che una che parla così non la sopporto. Non la posso proprio vedere.

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    4. visto il puritanesimo americano immagino sia tutta farina del tuo sacco. Questi tuoi commenti sono una Manna, perché mi hanno fatto accorgere di una dimenticanza nelle Etichette.

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