Il mix sembrava abbastanza pacchiano per non darci un’occhiata, per quanto Scooby-Doo vada bene su tutto, e magari ne veniva fuori qualcosa di interessante. E infatti.
Prima storia: Batman presta parte del suo armamentario al museo cittadino per una mostra, ma si accorge che i guanti viola (!) di uno dei suoi primi costumi sono dei falsi sostituiti da qualcuno. Niente di grave se non fosse che Batman ha dei vuoti di memoria proprio relativi ai casi che risolse quando indossava quei guanti. Shaggy, Velma e Scooby-Doo vengono inviati indietro nel tempo (tramite ipnosi e technobabble) per venire a capo della faccenda. Lo sceneggiatore Ivan Cohen è il primo a farsi beffe dei paradossi e delle incongruenze della trama che si risolve in una storia circolare, quindi tanto vale riderci sopra come fa lui. Molto più rilevanti sono le badilate di citazioni che celebrano le storie e il mito stesso di Batman.
Dario Brizuela disegna in maniera schizofrenica: la banda di Scooby-Doo è ritratta in versione cartoon mentre Batman è più realistico. Credo che ai disegnatori sia stato imposto di seguire dei model sheet molto specifici, per questo pose e posture si ripetono con frequenza. Il risultato comunque non è male, anzi.
L’incipit della seconda storia è pretestuoso ma simpatico: la mancanza di un posto nella Mystery Machine dove mettere eventuali trofei dei casi risolti porta Batman e Robin, che hanno aiutato gli altri a risolvere un caso con Joker, a offrire un tour nella batcaverna. Qui però arriverà anche un fantasma o presunto tale. Sholly Fisch confeziona una storia molto carina con un ben progettato McGuffin a sciogliere i nodi. Nulla di eccezionale, ma si legge di gusto anche grazie ai dialoghi frizzanti. Randy Elliott ha il tratto più marcato e pesante rispetto a quello di Brizuela, e in generale mi sembra meno dotato o volenteroso, ma forse semplicemente il suo stile è quello.
L’ultima storia è una celebrazione del cinquantenario del primo team-up tra i personaggi. Scooby-Doo e compagnia scoprono che l’albergo in cui è stato richiesto il loro intervento è sì infestato, ma dai nemici di Batman. Sfilano così un’infinità di villain e Fisch si dedica a un mirabile lavoro di archeologia fumettistica, prestando particolare attenzione ai più ridicoli tra di loro (e ce ne sono parecchi), anche se non disdegna personaggi pressoché contemporanei come una delle assurde new entry di Doomsday Clock. Batman e Robin sarebbero già stati fatti prigionieri, ma il bat-segnale usato all’inizio dai ragazzi torna utile e così la scena si riempie di uno squadrone di “buoni” allestito a sua volta da ogni epoca in spregio alla continuity. Per quanto divertente la vicenda si ridurrebbe a una sequenza di scontri, se non fosse che alla fine viene svelata la vera mente dietro tutto. Ai pennelli (o al pc o alla Cintiq) torna Brizuela. Mi ha lasciato un po’ perplesso come ha disegnato il “naso” della maschera di Batman, ma immagino che sia a sua volta un recupero di una versione filologicamente corretta del personaggio.
Come talvolta capita, le cose più soddisfacenti si trovano nei posti più impensati – e le scarse aspettative iniziali contribuiscono ad apprezzarle.