sabato 18 novembre 2017

Intervista a Stefano Conte "TheSparker"

In anteprima rispetto all’uscita in edicola, a Lucca 2017 era già disponibile il sesto numero di Volt, con cui si conclude il primo ciclo della serie. Ma la vita editoriale del robottino fumettista non si conclude qui visto che è prevista una nuova serie a testimonianza del successo che ha evidentemente riscosso, visibile anche dalla folla che ha partecipato alle sessioni di dediche dell’autore Stefano Conte.

Luca Lorenzon (LL): Banalmente vorrei partire chiedendoti quanto c’è di autobiografico nella serie di Volt, visto che anche tu lavori in una fumetteria nella vita reale e immagino che anche gli amici che compaiono negli ultimi due numeri [i numeri 4 e 5, ndr] siano ispirati a persone realmente esistenti.

Stefano Conte “TheSparker” (SC TS): Sì, diciamo che la serie parte dai presupposti che si sono creati nella mia vita reale, infatti ho iniziato con delle strisce che raccontavano degli aneddoti che sono accaduti nel mio negozio. Dopodiché ho sviluppato questi personaggi rendendoli chiaramente un po’ più “cartooneschi”, quindi esagerando le loro caratteristiche.
Per quanto le storie siano fantasiose, comunque, partono sempre da un presupposto reale, quello sì. Diciamo che parto da qualcosa che appartiene al mio mondo e poi cerco di renderlo universale, in modo che la gente possa identificarsi, insomma.

LL: Una cosa che mi ha colpito di Volt è il tuo stile molto pulito e rigoroso; quali tecniche utilizzi per disegnare?

SC TS: Ormai lavoro principalmente in digitale, uso una Cintiq che mi risparmia tantissimo lavoro. Poi cerco di disegnare come piace a me, ispirandomi ai fumetti che mi piacerebbe leggere. Il disegno pulito, il personaggio semplice è quello che mi ricorda di più il cartone animato (che è quello che effettivamente la gente nota di più e poi ricorda), quindi direi che la semplicità è un punto di forza per un fumetto.

LL: Ma la tua è una semplicità elaborata, perché fai un grande lavoro sui retini, c’è tutto quel lavoro sui dettagli… i personaggi sono espressivi nonostante come testa abbiano delle “maschere” a volte fisse come una palla da biliardo o un robot senza bocca…

SC TS: Sì, quella è una bella sfida. Nel senso che mi piace dare espressività con il corpo quindi anche nel caso di quei personaggi che tecnicamente non hanno un “volto” devi trovare il modo per farli “comunicare” perché “dicano” qualcosa. Quindi è molto divertente farli muovere di conseguenza. Poi si spera che quello che nasce da me arrivi effettivamente alla gente.

LL: Direi che è una sfida vinta, perché secondo me riesci a far recitare molto bene i tuoi personaggi.
E probabilmente non sono l’unico ad apprezzare la cosa perché mi sembra che tu stia avendo molto successo anche con le sessioni di dediche sempre piene in questi giorni. Che percezioni hai avuto sul successo della serie, magari anche dalle persone che possono averti fatto avere un loro commento?

SC TS: Posso basarmi solo su quello che vedo, in effetti, perché in realtà non ho ancora dei numeri effettivi …

LL: Comunque i numeri non li diresti in ogni caso…

SC TS: Dalle percezioni, dalle cose che vedo direi che mi rendo conto che Volt aveva bisogno di tempo per essere apprezzato, perché ero conscio sin dall’inizio che avesse bisogno di qualche episodio dove venivano presentati i personaggi, dove venivano presentate le ambientazioni, infatti i primi tre numeri sono quasi dedicati ognuno a un personaggio diverso.
Adesso con la seconda stagione sono più libero di raccontare effettivamente quello che voglio perché il cast è completo.

LL: Bene, quindi ci sarà una seconda stagione.

SC TS: Sì: è già stata confermata e ci stiamo già lavorando. E speriamo che ce ne sia anche una terza e una quarta e così via!

LL: Sicuramente c’è stato un riscontro.
 
SC TS: Sì, soprattutto quello che si può notare è che c’è stata una crescita. Adesso non so ancora cosa succederà, ma sono contento di vedere che c’è una progressione in salita e non in discesa.

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