Mencaroni è uno scrigno di aneddoti e di curiosità (Manara venne presentato a Viano con un finto curriculum confezionato ad arte da Gomboli e Castelli!) ma ciò che si fa ammirare di più è l’incredibile lavoro di ricerca che ha compiuto l’autore insieme ai collaboratori Steve Sylvester e Diego Torrini. I quattro editori sotto i riflettori sono Ugo Dal Buono, il sodalizio Liberati/Spada (Guido Spada, fratello del più famoso Giuseppe), Furio Viano e il gruppo Eusebio/Cimarra: spesso le loro vite, quale più quale meno, sono ancora ammantate di un certo mistero, ed è evidente lo sforzo fatto da Mencaroni per apprendere il più possibile su queste figure che, a volte per ragioni fiscali, erano sfuggenti.
Come nei volumi precedenti, ci vengono mostrati persino i gadget allegati ai fumetti e vengono elencate le varie ristampe. Che in questo caso sono molteplici e variegate, visto che gli editori di minor successo ricopertinavano senza sosta gli stessi fumetti invenduti oppure li ristampavano in molteplici e ingannatrici edizioni. Il puntiglio di Mencaroni arriva fino al punto di mostrare le quarte di copertine diverse che Dal Buono occasionalmente stampava per lo stesso fumetto, e di mettere a confronto una copertina di Felice Mangiarano/Romano Felmang per Nanette con l’illustrazione di Donatelli a cui era ispirata, che a sua volta era copiata da un manifesto cinematografico che viene riproposto anch’esso.
Come si può vedere scorrendo le immagini di questo volume, siamo spesso ben lontani dal top della categoria (che già di suo era quello che era) e laddove le copertine non fossero realizzate da un Pino Dangelico o da un Primo Marcarini si intuisce la povertà di molti di questi pornetti, non di rado di scarso successo e dalla durata limitata. A tal proposito, incuriosisce un Commissario Drago quasi presago del fumetto che il suo disegnatore Augusto Chizzoli avrebbe realizzato quasi vent’anni dopo: il famigerato Dick Drago. Qualche nome eccellente fa capolino ogni tanto: Victor Hugo Arias, Franco Saudelli e pochi altri. Il mondo ricostruito da Mencaroni è un sottobosco di editori talvolta improvvisati, di ragioni sociali cambiate alla velocità della luce per evitare noie col fisco o la censura, di serie che avrebbero dovuto concludersi con un solo ultimo episodio che poi non uscì mai, di prodotti rifiutati altrove e finiti su quelle pagine, di personaggi e serie che transitavano da editore a editore pur di non buttare via nulla – vedi appunto i molti ricopertinati e le ristampe. Al di là dei 55 euro che costa, questo quinto volume è il più prezioso della serie proprio perché presenta opere misconosciute (pur accanto a fenomeni editoriali come Vartán), tra cui anche quello che forse è proprio il pornetto più raro di tutti: il numero 6 di Emanuela.
…e 101 volte! Anzi, no: 102 |
Molto raramente nei riquadri riferiti agli autori di una serie non vengono indicati i contributi di ogni numero, ma è evidente che si tratta di dati talmente corruschi che nemmeno il Mencaroni è riuscito a reperirli. La parte relativa a Eusebio e Cimarra, a causa della mole impressionante di testate (e ricopertinati, e ristampe…) che fecero uscire, non presenta delle schede nemmeno per quelle poche serie che hanno avuto una buona continuità, ed è un peccato non aver avuto qualche informazione in più su La Donna Ragna, La Corsara Nera e Pussycat, e soprattutto sulla curiosa La Bolognese che, almeno a giudicare dalle copertine, sembra essere una parodia di Don Camillo e Peppone! Ma il Mencaroni si fa perdonare passando in rassegna ogni singola testata della Universal Production, anche quelle non a carattere spinto. Anche delle Edizioni Il Momento viene presentato materiale vario; ma 1984, solo citato, fu il capostipite delle riviste d’Autore in Italia, non nacque sulla scia di Metal Hurlant e Orient Express che vennero dopo!
Il vero unico difetto del volume (ma è un difetto molto relativo) è la qualità della carta, che pur essendo patinata ha una grammatura inferiore a quella dei tomi precedenti. Al di là della maggiore cautela che bisogna avere nello sfogliarlo (e alla possibilità che pensando di voltare una pagina se ne girino due) questo quinto volume sembra essere più piccolo di quasi la metà del secondo, mentre in realtà conta più pagine.
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