domenica 17 novembre 2019

Apocalisse

A giudicare dalle prime pagine, il titolo Apocalisse potrebbe essere stato scelto come testimonianza della rassegnazione verso quello che il ricorso al computer ha fatto al fumetto. A pagina 15 un errore di formattazione (o quello che diavolo è) ha fatto debordare dalla sua didascalia un testo dal carattere troppo grande, a pagina 17 il… boh, word processor?... ha scambiato una virgola per un punto rendendo poco chiaro il testo, che di suo è oscuro ma immagino non sgrammaticato. Per fortuna questi intoppi si concentrano solo nelle primissime pagine del fumetto e comunque l’arte di Corrado Roi non ne viene minimamente intaccata. Cioè, una volta che si fa l’occhio al lettering e agli effettini aerografati di alcuni balloon.
Il fumetto, più racconto illustrato che fumetto, è la trasposizione dell’opera omonima di Giovanni, che potrebbe essere l’evangelista come un altro autore. Alfredo Castelli lascia trasparire sia nell’introduzione che nell’appendice (entrambe molto ricche e interessanti) quanto sia stato difficile adattare a fumetti un testo così delirante, simbolico e ripetitivo, tanto da necessitare (come detto nell’incipit che rimanda al testo originale) di tagliare e modificare qualcosa. Non che importi molto, tutto sommato: questa Apocalisse l’avrei presa principalmente per i disegni di Corrado Roi, che si annunciavano splendidi. E splendidi lo sono davvero, anche oltre le aspettative. Il lavoro di Roi è evocativo ed elaboratissimo, ma anche espressivo e persino più narrativo del testo che illustra. Ma descriverlo è superfluo, va gustato in prima persona. Segnalo solo la particolare scelta di Roi di ricorrere a certi simboli essenziali. Quando si parla di abiti, ad esempio, compaiono delle t-shirt stilizzate, così come le stelle, che ricorrono molto spesso nell’Apocalisse, sono rappresentate con la comune forma schematica a cinque punte, anche quando sono calate in contesti realistici.
Dal punto di vista del testo, la fedeltà è stata in realtà forse eccessiva, con tanto di ripetizioni nell’ultima parte – sempre che il computer non c’abbia messo lo zampino pure lì. Come trip è un po’ pesantino, anche perché inevitabilmente non può esserci corrispondenza tra i disegni e un testo che parla di mostri con sette teste e dieci corna, impossibili da disegnare sulla base di questa descrizione che sfida la logica. Nell’appendice Castelli paragona appunto il lavoro di Giovanni a quello di Lovecraft. C’è quindi un’inevitabile scollatura tra parte testuale e parte grafica, non potendo quest’ultima assecondare degli elementi che per loro natura non possono avere una forma definita. Roi ha provveduto non tanto a rendere in immagini certi passaggi quanto a evocarne l’atmosfera, anche con il ricorso alle figure stilizzate che ricordavo sopra. Sicuramente va riconosciuto a Castelli il merito di aver tentato di movimentare un po’ la “narrazione” con degli inserti in cui Isaac Newton, Aleister Crowley e Jorge Luis Borges (ognuno con l’assist di un altro personaggio più o meno eccellente) parlano della loro esperienza con l’Apocalisse. Anche questo espediente, però, finisce per sottolineare la scarsa forza narrativa di un testo che nasceva con lo spirito del pamphlet e non del racconto. Rassegnato davanti a questa constatazione, arrivo all’ultima tavola, proprio dove Apocalisse è diventato un vero fumetto, pensando che tutto sommato ho goduto degli splendidi disegni di Roi, ancora più belli di quanto preventivato. E in definitiva era proprio quello che volevo. Ed è lì, a metà dell’ultima tavola, che Castelli stupisce con un colpo di scena geniale, assolutamente inaspettato e perfettamente congruente con l’epoca e l’ambientazione della cornice. Un tocco di classe che ha riscattato tutte le pesanti pagine precedenti e ha proiettato l’opera in un contesto inaspettato. L’appendice l’ho letta con un sorriso sulle labbra.

2 commenti:

  1. Preso sabato in fumtteria, lo leggerò dopo gli acquisti di Lucca. Nell'intervista registrata nel padiglione Bonelli, Castelli dice che ha disseminato indizi che portano alla trovata finale.

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    1. All'incontro su Martin Mystère aveva solo detto che c'era questo twist finale. Io di sicuro non ho colto gli indizi! :D
      Anche se forse... quelle lettere e quei simboli che compaiono ogni tanto sullo sfondo...

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