lunedì 25 novembre 2019

Saga Deluxe Volume Due

Arrivati al secondo volume deluxe di Saga l’entusiasmo iniziale è scemato. È sempre un bellissimo fumetto, ma adesso mi rendo conto meglio di quanto la sua struttura e il suo ritmo siano dei limiti.
Nel primo ciclo di sei comic book Alana e Marko cercano di vivere una vita per quanto possibile normale, nascondendo le loro vere identità (Alana è oltretutto una star del Circuito Aperto, una specie di soap opera galattica) mentre sullo sfondo un poveraccio uccide la principessa dell’impero robot, quelli che hanno una televisione al posto della testa, e rapisce l’erede al trono. Il gioco di questi primi sei episodi è la trasposizione della vita di coppia con le sue magagne (le gelosie, i piccoli segreti, le recriminazioni, la differenza di salario tra marito e moglie, ecc.) in chiave fantascientifica, facendola interpretare a degli alieni. Simpatico, ma una volta assimilato il meccanismo dopo un po’ stufa.
Il secondo arco di sei qui raccolto vede agire moltissimi personaggi del cast, introducendone addirittura di nuovi, con un ritorno eccellente alla fine e con alcuni inserti psichedelici che inevitabilmente rallentano un po’ lo sviluppo della trama. Non tento nemmeno di riassumere i punti più salienti.
Gli ultimi episodi fanno un discreto salto in avanti nella cronologia interna della serie e vertono principalmente sulla prigionia di Hazel insieme alla nonna, in attesa di essere liberata dai suoi genitori. Anche qui ci sono molte sottotrame che si incrociano o procedono parallele, ma il tutto è più coerente e arriviamo a un finale che, seppur foriero di ulteriori sviluppi, offre comunque un punto fermo.
Brian K. Vaughan scrive molto bene, ha una grande inventiva e sa creare il giusto ritmo per incollare il lettore alle tavole. Anche i dialoghi sono ottimi. Se poi alcune situazioni dovessero sembrare senza alcuna via d’uscita logica, trattandosi di fantascienza weird basta introdurre un’invenzione stramba e tutto si risolve. A volte sembra che certe trovate siano state buttate lì più per épater la bourgeoisie che per una vera necessità, e non tutte le sue boutade sono allo stesso livello (il re dei robot televisori ha come testa un maxischermo, sai che ridere…) ma in linea di massima il suo lavoro è sempre di altissimo livello.
Fiona Staples mi è sembrata ancora più brava a disegnare e colorare, e soprattutto è bravissima a far recitare i personaggi.
E allora perché la lettura di Saga non entusiasma come all’inizio? Perché arrivati a questo punto pesa di più la sua natura ormai conclamata di soap opera: i personaggi in scena sono tantissimi, il ritmo è concitato, Vaughan ha una passione smodata per i cliffhanger, i flashback abbondano, non si riesce ancora a prevedere alcun finale e fondamentalmente tutto può ancora succedere. Tutti elementi che non sarebbero difetti se fossero applicati a un fumetto che esce ogni settimana, mentre Saga da quel che so non riesce nemmeno a mantenere una cadenza mensile, con blocchi strategici tra un ciclo e l’altro! Col suo ritmo incalzante è difficile stare dietro a tutte le sottotrame e ricordarsi cosa hanno fatto tre volumi prima alcuni personaggi che tornano d’improvviso in scena.
L’edizione deluxe della Bao è ottima. Oltre al fumetto vero e proprio (vengono riprodotte anche le copertine dei singoli comic book, spesso suggestive) presenta una sezione di omaggi da parte di altri disegnatori, di cui ammetto di conoscerne pochi. Ovviamente la Bao non ha dovuto far altro che riproporre la versione originale statunitense, ma è lodevole che di refusi non ce ne sia quasi nessuno. Di questi tempi non è una cosa da poco.

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