L’anno scorso, o forse già nel
2018, la Rw Lion cambiò distributore e quindi le sue anticipazioni non si
vedevano più sull’Anteprima ma su
un’altra rivista/catalogo. Siccome di quest’altra rivista non ho intercettato tutti i numeri mi sono
evidentemente perso quello in cui veniva annunciato il volume finale di The Wild Storm che non ho potuto
ordinare se non qualche giorno fa, quando per caso ho scoperto che era uscito… ma
a giudicare dalle date d’uscita dei singoli comic book riportate nel sommario
ai lettori americani è andata ben peggio, visto che tra l’uscita del numero 21
e il 22 sono passati due anni!
Questo Libro Quarto si apre con
un capitolo interamente dedicato al riassunto dei retroscena della storia: chi
sono e cosa vogliono i Khera e i Daemon e quali sono i rapporti tra OI e
Skywatch. Confesso che questi ultimi non mi sono stati chiariti più di tanto:
troppi personaggi da associare a una fazione piuttosto che a un’altra e troppi
sottintesi per chi ha già familiarità con questo universo narrativo. E poi di
mezzo ci sono i “CATS”, i personaggi visti nello scorso volume
e il nuovo gruppo che Jenny Sparks sta tirando su…
Infatti nei due capitoli
successivi assistiamo all’introduzione e al reclutamento delle nuove versioni
di Apollo e Midnighter, che dovranno dare man forte a Jenny Sparks e ai suoi
per contenere i danni che Henry Bendix sta per infliggere a New York e
all’intero pianeta Terra liberando prima i suoi post-umani modificati (in
questa riscrittura dell’universo Wildstorm i poteri sono frutto di
manipolazione genetica, Jack Hawksmoor non è stato rapito dagli alieni) e
lanciando poi dallo spazio un’asta di diamante che potrebbe fare più danni di
un’atomica – idea ripresa da un episodio di Global
Frequency.
Negli ultimi tre episodi avviene
lo scontro finale, per il quale faccio mio il commento conclusivo di Doctor
(che in questa versione è anche Swift…): «Spero tu abbia capito ciò che è
accaduto, perché io non ne ho la più pallida idea».
Non posso dire di essere rimasto
proprio deluso da questa maxiserie, ma francamente mi aspettavo un po’ di più,
o meglio qualcosa di diverso. Ma il problema non è il fumetto in sé, il punto è
che si rivolgeva evidentemente a un altro tipo di lettore. The Wild Storm è ovviamente stata pensata per quanti da ragazzini
leggevano la robaccia della Image 30 anni fa e che adesso possono divertirsi a
rivedere quei personaggi in un contesto più moderno e/o originale, sulla scia
dell’operazione Ultimate della
Marvel. Questo spiega anche la fastidiosa abitudine di Warren Ellis di
introdurre personaggi che poi si perdono per strada e non vengono minimamente
sviluppati né tornano in scena: nelle ultime pagine ricompare almeno Voodoo, ma
chissà quanti altri riferimenti mi sono perso. La trama in sé avrebbe potuto
comodamente essere sviluppata in una miniserie di dodici (ma anche solo sei)
episodi, oppure avrebbe necessitato di altri 24 capitoli per sviluppare tutte
le diramazioni che introduce, ma così come è venuto fuori The Wild Storm sembra un po’ un brodo allungato. Molto allungato.
Non si può certo dire che i
dialoghi di Ellis non siano divertenti, ma quasi 20 numeri in cui i personaggi
fanno poco più che parlare sono decisamente troppi, tanto più che il gioco alla
fine è valso a malapena la candela perché il finale non è poi così illuminante
né tantomeno originale – ma evidentemente è servito per determinare il nuovo status quo dell’universo Wildstorm che
adesso fa parte del cosmo DC.
A dirla tutta, alcuni dialoghi mi
sono sembrati un pochino artefatti e convoluti, segno di una traduzione a volte
non proprio ottimale (ma la prosa di Ellis non è facilissima da rendere in
italiano); ciò detto, il difetto maggiore dell’edizione italiana non è questo e
nemmeno il brutto lettering pseudo-corsivo, forse imposto dalla casa madre, né
l’evidente imbarazzo nell’uso delle virgole e nel mandare a capo gli iati. Il
problema è che i personaggi ogni tanto cambiano nome (Helspont/Helsport,
John/Jack…) ingarbugliando ancora di più la matassa.
Purtroppo anche il pur bravo
disegnatore Jon Davis-Hunt segue il trend discendente della maxiserie: la
qualità del suo lavoro si appanna progressivamente nel corso degli episodi,
portando anche a posture innaturali e a particolari anatomici un po’ strani,
oltre all’utilizzo degli stessi due o tre volti per più personaggi.
Inizialmente ho pensato che il calo (comunque niente di drammatico se lo
confrontiamo con la maggior parte dei suoi colleghi statunitensi) fosse dovuto
alla stanchezza del disegnatore arrivato al capitolo 21 col fiato corto, ma in
realtà anche gli ultimi tre episodi usciti dopo due anni di pausa sono stati
disegnati allo stesso modo, se non forse addirittura un po’ peggio. Inoltre, ma
forse è solo una mia impressione, non mi sembra il disegnatore più adatto per
rappresentare la wide-screen violence
introdotta da Ellis e Hitch nell’Authority
originale, e che qui ha molto spazio nei capitoli conclusivi. Anche i suoi
post-umani non sembrano poi così tosti come avrebbero dovuto essere.
L’impressione è quasi quella che
la DC Comics si sia stancata del progetto e lo abbia abbandonato a se stesso,
come (forse) testimoniano le pochissime variant cover che “abbelliscono” le
ultima pagine del volume: anche dai crediti delle storie risulta che non tutte
ne avrebbero avuta una. Ma in quarta di copertina viene abbondantemente
suggerito che questa maxiserie è stata l’antefatto del nuovo universo Wildstorm
in casa DC quindi la responsabilità ricade sugli autori. Anche perché
sicuramente Warren Ellis non avrà scritto gli episodi improvvisando di volta in
volta ma avrà seguito una scaletta che si sarà fatto prima, e che avrebbe
potuto, anzi dovuto, essere più equilibrata tra decompressione e vera sostanza.
In definitiva The Wild Storm ha offerto dei bei
dialoghi, occasionalmente dei bei disegni ma appunto poca sostanza, almeno per
me che conosco a malapena i personaggi classici Wildstorm.
Il mio coetaneo Ellis da anni dice di non amare i super eroi ( ad esser precisi ne denuncia il numero eccessivo nel mercato mainstream ndr ) e ne continua a scrivere. Peccato perché è versato anche per cose come Fell - nove numeri di cui otto tradotti da noi - dove nessuno indossa costumi colorati o trasformare il carbone in diamante colle manine. Io al tempo ho apprezzato sia il suo Stormwacth ( matite di Tom Raney e AAVV )sia Autorithy, ma credo che la sua nuova incursione wildstormica si rivolga proprio a coloro che, sebbene le rughe siano feroci sugli zigomi ( cit. Gianni Morandi/Lucio Dalla ), amano ancora gli archetipi di super-eroe apollineo, vigilante, zeitgeist etc. Io dico grazie a Warren, ma ormai digerisco i picchiatelli in costume solo filtrati da Sergio Aragones o i Teen Titans Go col character design di Dan Hipp. Finirò come comparsa nel numero dieci di Fell di Ellis e Templesmith -quando e se - nel ruolo di un vecchietto a la Lunari seduto su una pila di vecchi albi di Jack Kirby inchiostrati da Geo Bell a.ka. Geo Roussos mentre vaneggio di giorni più semplici in cui era possibile trovare la michetta dal panettiere e ragionare dell'Ultimo Saluto del Commodoro, la più strana delle indagini di Colombo. Mm. ciao ciao
RispondiEliminaCommodoro Colombo peccato Aragones.
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