Per la genesi e i retroscena di questa reprise rimando al resoconto della tavola rotonda lucchese con la stampa[link da inserire].
Valentina è vera aggiorna il personaggio-simbolo di Crepax al mondo contemporaneo: lei è sempre Valentina Rosselli, vive sempre a Milano allo stesso indirizzo ed è sempre una fotografa però adesso il mondo attorno a lei contempla la realtà virtuale, i social network e i fumetti di Leo Ortolani.
Valentina ha appena lasciato Luca e si gode la vita da single. Una vita che le dà sia preoccupazioni che gioie: se da una parte si sente perseguitata da uno stalker, dall’altra ha ottenuto un incarico prestigioso da un artista multimediale. Purtroppo la realtà è diversa da come sembra e le due linee narrative si incroceranno facendo finire in una trappola digitale l’ignara protagonista.
Pur se Gerasi dimostra di aver studiato con attenzione e assimilato la lezione di Crepax sulla frammentazione della trama e sull’attenzione agli elementi secondari, inizialmente si rimane spiazzati nel vedere aggiornato all’oggi un personaggio così cristallizzato nel suo tempo – tempo che poi in realtà è una cavalcata in oltre trent’anni di storia recente. Ma è una sensazione che dura poco, anche grazie alle citazioni e alle strizzatine d’occhio che agevolano la messa in prospettiva della storia. Quello che invece per me è stato straniante è la “carica di cavalleria” virtuale delle amiche di Valentina sul finale, drammaticamente simile all’ingresso in scena dei supergruppi di supereroi. E anche Valentina trasfigurata in guerriera cyberpunk mi sembra rimandare a un universo distante anni luce da quello di Crepax (sì, lo so che è una citazione da Valentina Pirata, ma dopo l’“arrivano i nostri” di cui sopra la sensazione è stata quella).
Valentina è vera coniuga la suggestione delle proverbiali divagazioni crepaxiane alla costruzione di una trama in cui tout se tient, unendo le due tendenze in un contesto engagé che non pontifica ma rivela il suo potenziale narrativo alla fine. Col rischio però che il rimando a fatti di cronaca molto recenti possa far invecchiare rapidamente il volume – ma lo stesso si potrebbe dire per i rimandi tecnologici, che ormai vengono aggiornati e sostituiti a ritmi vertiginosi.
A livello di organizzazione delle pagine Sergio Gerasi riprende la struttura parcellizzata delle tavole di Guido Crepax e molte altre delle sue suggestioni e trovate grafiche. Per fortuna i suoi sforzi di disegnare come lui non sono coronati dal successo: per quanto ci si metta d’impegno anche citando direttamente certe inquadrature o certe visioni (ad esempio da I Sotterranei o addirittura da episodi ancora precedenti) i suoi personaggi hanno una tridimensionalità, un’espressività e un dinamismo del tutto assenti nell’opera di Crepax. Provare per credere, si veda il confronto finale tra le due Valentine e l’ultimo degli omaggi grafici posti in appendice al volume. Un vero piacere per gli occhi.
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