Come scrivevo di ritorno da Modena, Lucca serve anche a riempire i buchi nella collezione dei giochi di ruolo. Messe quindi le mani su questo tomo, ho scoperto però che si avvicina più a Eretici e Stregoni che non a Cacciatori di Morti. Di arrosto ce n’è, ma soffocato da un bel po’ di fumo, cioè quelle parti narrative e non regolistiche a volte inusitatamente lunghe e comunque superflue perché spesso ribadiscono semplicemente quello che viene scritto nelle sezioni manualistiche.
L’Inquisizione del titolo è la struttura religiosa cui è demandata l’amministrazione della Giustizia nel Sanctum Imperium. Tra fanatici, opportunisti, idealisti e criminali le fila di questi gruppi di Inquisitori, Notai e Conversi sono molto variegate e offrono molteplici possibilità d’interpretazione.
Molto spazio viene dedicato alla ghenga di Fra’ Ruina, ovviamente portando lunghe testimonianze dirette che si limitano a ribadire quello che è scritto a chiare lettere nelle descrizioni dei vari membri. È evidente che il Leo e il Curte amano scrivere (infatti sono anche autori di due romanzi) ma se a un volume venissero tolte quelle stramaledette parti “raccontate”, o almeno una buona parte di esse, i supplementi di Sine Requie sarebbero grossi la metà con conseguente ritocco al ribasso del prezzo. Che poi come ribasso non sarebbe così sensibile perché i volumi sono cartonati, ma tanto le informazioni pertinenti sono già riportate nelle parti non narrative. Oltretutto, qui solo i capitoli relativi a Frate Cugio Urbinati aggiungono qualcosina al quadro generale e alla suggestione del mondo “oltre la Soglia”.
Il pezzo forte della parte regolistica è quella relativa alla costruzione e alla manutenzione di Requiem e Corona Spinarum, le micidiali armi degli Inquisitori di cui la copertina offre alcune belle immagini esemplificative. In realtà non sarebbe niente di straordinario visto che la sezione riprende concetti già visti in Templari, ma la trattazione dell’argomento offre il destro per l’introduzione della suggestiva idea dell’«Armonia della lama» e soprattutto vengono presentati dei personaggi che in un modo o nell’altro sono riusciti a impossessarsi o a farsi costruire dei Requiem altrimenti rigorosamente riservati ai frati Inquisitori. Un’altra idea di grande fascino è il nuovo Burattino a tema, molto originale.
Nella seconda parte del volume vengono presentate nuove professioni: niente di più che varianti del Converso e del Secretario/Notaio, ma d’altro canto non era possibile introdurre qualcosa di veramente nuovo in un gruppo di personaggi già perfettamente caratterizzato.
Più interessante è il generatore casuale di avventure per Inquisitori, alla base dei tre brevi scenari riportati in appendice.
Non mancano refusi e non ho mai sentito dire a un triestino «coiòmebero» ma comunque tra tutto il bla bla bla affiora qualcosa di originale e interessante. Forse anche più di “qualcosa”, per quanto aleggi ancora l’impressione, anzi la certezza, che tra quarantacinque anni starò ancora qui a lamentarmi del fatto che gli autori non abbiano ancora spiegato cosa diede origine al Risveglio e cosa si trova “oltre la Soglia”.
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