Nel 1972 viene mandato in Vietnam un soldato impassibile che non parla mai. Durante una missione i suoi commilitoni scoprono che è un robot ma ciò non impedisce loro di fare amicizia, per quanto possibile, con l’automa. Resosi conto dell’assurdità della guerra, “Junkyard Joe” è determinante nell’anticipare la ritirata statunitense dal paese.
Nel 2024 l’unico sopravvissuto del plotone che il robot salvò, Morrie “Muddy” Davis, è ora un fumettista di successo fresco di ritiro che proprio sulle strisce umoristiche di Junkyard Joe ha costruito la sua fortuna. Isolato, amareggiato, vedovo e tormentato dai ricordi del Vietnam, riceve una visita inaspettata proprio dal redivivo robot. Cosa alquanto bizzarra, pure il vero Junkyard Joe è rimasto traumatizzato dall’esperienza del Vietnam e quindi Davis lo porta a un consultorio per reduci!
Chiaramente non possono mancare i cattivi che gli danno la caccia come in Starman, E. T., D.A.R.Y.L. e tutto quel filone cinematografico. Pur tra qualche rarissima battuta sulla cultura pop e su quanto invecchia in fretta, si tratta infatti di una favoletta antimilitarista (è pure ambientata a Natale), con tanto di famigliola fresca di lutto che viene ad abitare accanto al recluso Davis e che avrà un ruolo importante nella trama e nel far riallacciare i rapporti del vecchio burbero con i suoi concittadini. Non manca di una vaga originalità e nel finale si prospetta un cross-over con un altro fumetto scritto da Geoff Johns, Geiger, ma alla fine la cosa migliore sono gli splendidi disegni di Gary Frank.
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