Questa tredicesima uscita della saga è decisamente interlocutoria. Se succede qualcosa di rilevante per lo sviluppo delle trame io non me ne sono accorto. O meglio, in futuro potrà anche essere determinante che la Ri è scappata di casa e che un altro ragazzino mai sentito prima (o comunque meno che secondario) ha tentato il suicidio, ma sono elementi solo accennati e che al massimo avranno un’incidenza appunto solo nei prossimi capitoli – sempre che vengano confermati, poi. In sostanza questo volumetto offre poco più che un lunghissimo pigiama party dalla Ale in cui le ragazze parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano. E potendole distinguere l’una dall’altra solo per la forma o il “colore” dei capelli vatti a ricordare chi è chi. Non ci sono nemmeno i proverbiali flashforward con cui incuriosire il lettore su quello che succederà alle protagoniste da giovani adulte, mentre la sequenza con l’irritante Lollo è talmente avulsa dal resto da non risultare nemmeno fastidiosa ma solo buttata lì a caso.
Ora, immagino che nel mercato giapponese a cui si ispira la Cifone questi episodi-cuscinetto siano relativamente comuni per approfondire certi elementi delle storie o per ricaricare le pile in attesa di sequenze più incisive o semplicemente perché non si hanno idee con cui riempire le pagine. Ma presso i nostri colonizzatori culturali del Sol Levante le pagine di questo volumetto (128 ma non tutte a fumetti, ovviamente) vengono bruciate in un paio di mesi o ancora meno, nel flusso continuo di quella infernale catena di montaggio. A noi invece tocca aspettare la prossima Lucca per sapere come si svilupperanno le vicende delle protagoniste.
Nulla da dire sui disegni, se non che una scena avrebbe forse necessitato di essere un po’ più esplicita. Non c’è nulla di spinto, però un minimo di nudità avrebbe reso più comprensibile quella splash page.
Se Ale & Cucca fosse non dico mensile ma almeno trimestrale la percezione di questo numero 13 sarebbe stata diversa, perfino interessante nel vedere le paturnie delle ragazze (purtroppo di ironia ce n’è poca) come antipasto di quello che verrà. Ma con un ritmo di uscite così diradato ho trovato deludente leggere dei capitoli che sembrano messi lì solo per allungare il brodo.
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