giovedì 19 dicembre 2024

The Twilight Children

In un villaggio di un paese latinoamericano mai nominato affiorano periodicamente dal mare delle sfere luminose. All’ennesima apparizione uno scienziato viene chiamato a darci un’occhiata ma stavolta la sfera sparisce prima del previsto senza lasciare traccia. I monelli locali la trovano nella grotta in cui era vietato loro di entrare e quando una di loro la tocca si scatena il finimondo. Una tempesta devasta il villaggio e i ragazzini diventano ciechi.

Oltre che disastri vari la tempesta ha portato con sé una misteriosa ragazza dai capelli bianchi che non parla la lingua locale ma sembra capirla. Le cose si fanno sempre più strane: altre sfere “rapiscono” delle persone per poi farle ricomparire prive di parte della memoria, mentre degli agenti governativi si infiltrano per indagare – o almeno ci provano, imbranati come sono. E la fatalona locale ci mette del suo a incasinare ulteriormente le cose.

Gilbert Hernandez non si dilunga in spiegazioni ma preferisce chiudere la storia con una sequenza toccante, comunque ha fornito tutti gli indizi con cui il lettore può ricostruire le origini delle sfere e della ragazza.

Sospeso tra umorismo, realismo magico e atmosfere da B-movie anni ’50 The Twilight Children si lascia leggere senza difficoltà; anche i pupazzetti di Darwyn Cooke hanno una loro raison d’être, peccato che il colorista Dave Stewart usi delle “tappezzerie” improbabili per colorare le camicie degli agenti in incognito e che si dimentichi che i bicchieri avevano delle cannucce. In ogni caso, nulla che aggiunga alcunché di memorabile alla lunga lista di film, fumetti e serie televisive dello stesso filone.

lunedì 16 dicembre 2024

La Città dei Dragoni

Quando nel medioevo Parigi è meno di un villaggio un abate manesco protegge un drago dai cavalieri che lo vogliono trucidare spacciandolo per una statua. Da lì trae origine il patto che lega segretamente uomini e draghi: questi ultimi si nascondono nelle statue che decorano Parigi cullati in un sonno eterno a patto che ogni anno venga loro dedicato il sacrificio di una creatura fantastica.

Agli albori del XX secolo una forzuta hawaiana che si esibisce in un circo viene licenziata per l’irruenza con cui sconfigge chi osa affrontarla sul ring e azzardando la strada della prostituzione viene condotta in un bordello dove a esercitare sono mostruosità varie. Qui si imbatte in una sirena morente di cui si innamora (le sirene hanno questo magnetismo che non possono controllare) e salvandola sconquassa l’equilibrio della tregua tra cavalieri e draghi: era proprio la sirena la vittima designata di quell’anno, che per la precisione è il 1900.

Risvegliato dalla situazione, l’abate cerca di porvi rimedio insieme al suo vecchio amico drago che per secoli si era nascosto sotto l’identità della perpetua della chiesa. Comincia una sarabanda di rincorse, massacri, esplosioni, inondazioni, interludi amorosi, risvegli di altri draghi (tra cui intellettuali eccellenti) e quant’altro, puntellati da giochi di parole e citazioni dalla cultura francese più o meno alta.

Una storia pazzerella che sulla non-logica dei racconti per bambini innesta turpiloquio e sequenze ammiccanti quando non proprio osé. Dato il contesto fracassone e scanzonato, i rimandi metanarrativi di Joann Sfar non stonano affatto, così come le interpellazioni e gli ammiccamenti nelle didascalie. Con un discreto tocco di classe, però: i veri retroscena de La Città dei Dragoni si apprendono dal prologo e l’epilogo ambientati in un altro contesto.

Tony Sandoval fa un buon lavoro, dato il tono della storia preme ancora di più sul caricaturale e in alcuni frangenti mi ha ricordato Manu Larcenet.

L’edizione Tunué, immagino fedele all’originale, è caratterizzata da bordi e fregi simil-oro piuttosto proni a rovinarsi – solo dopo aver esaminato un paio di copie ne ho trovata una pressoché intonsa. La qualità della stampa non rende sempre al 100% giustizia all’arte di Sandoval ma nulla per cui lamentarsi in questa disgraziata epoca digitale.

venerdì 13 dicembre 2024

Marvel Must-Have 113: Avengers - Guerra senza fine

Non tutti gli Warren Ellis riescono col buco.

Questa storia si svolge in un’epoca in cui a far parte dei Vendicatori erano anche Wolverine e Capitan Marvel, mentre Iron Man sfoggiava un’armatura gialla e nera. Nello staterello della Slorenia, recentemente liberato dal regime che lo opprimeva anche grazie al contributo degli Stati Uniti, alcuni ribelli che invece vorrebbero restaurare l’antico governo rinvengono dei “droni” che in realtà sono un incrocio tra mostri norreni e tecnologia americana tratta da tecnologia nazista. Sia Capitan America che Thor hanno dei conti in sospeso con queste entità e quindi convincono il resto dei Vendicatori ad andare sul posto per indagare: scoprono così che un “carico” di queste macchine da guerra biomeccaniche è stato spedito negli Stati Uniti, solo che è una versione potenziata e incontrollabile! Partono quindi alla volta della base dello S.H.I.E.L.D. dove sono stati recapitati e la bonificano a sganassoni (e fulmini e artigliate e raggi laser e frecce multiuso e scudate e colpi di quinjet e…). Qui però vengono raggiunti da Bruce Banner con un messaggio da parte dello S.H.I.E.L.D.: che i supereroi tornino a farsi gli affari loro a New York, o dovranno vedersela con Hulk. Questa almeno è l’idea dei capoccia dello S.H.I.E.L.D.: imbottito di tranquillanti Banner può posticipare l’entrata in scena del suo alter ego verde che quindi darà invece una mano ai Vendicatori per sradicare definitivamente la minaccia.

Al di là dei dialoghi ironici Warren Ellis è quasi irriconoscibile. Le didascalie con cui presenta motivazioni e gesta dei vari personaggi potrebbe averle scritte chiunque altro. Mi sembrano poi stonate le caratterizzazioni di alcuni personaggi, soprattutto di Tony Stark e Carol Danvers, ma magari una dozzina di anni fa (Guerra Infinita è del 2013) il canone Marvel era quello. Non che sia una porcheria, ma è una storiella stiracchiata non molto originale e in cui l’azione più parossistica va a braccetto con lungaggini testuali poco coinvolgenti. Forse a suo tempo Ellis dovette scrivere seguendo direttive tematiche e strutturali molto stringenti, o forse la dimensione da graphic novel non ha giovato al suo ritmo: se ho ben capito, Guerra senza fine uscì direttamente in volume senza essere prima serializzata nei canonici comic book, senza quindi la necessità di mettere almeno un po’ di sostanza ogni ventina di pagine.

I disegni di Mike McKone sono come i testi di Ellis: non hanno sugo. Sì, le anatomie più o meno le conosce ma lavora al risparmio e non è Alex Toth. L’evidente ricorso a fotografie per posture ed espressioni porta allo sgradevole effetto per cui i protagonisti cambiano spesso volto di vignetta in vignetta. E l’uso del computer per riempire gli sfondi non fa che sottolinearne la povertà. Purtroppo nemmeno i colori di Jason Keith aiutano molto.

martedì 10 dicembre 2024

Blake e Mortimer 30: Firmato Olrik


Fa una certa impressione pensare che questo non sarà solo l’ultimo episodio della saga a essere disegnato da André Juillard, ma proprio il suo ultimo fumetto. Ma bando alla malinconia.

Nonostante il titolo, Olrik non è il protagonista di questo volume ma come al solito ha il ruolo dell’arcinemico del duo. Peccato, perché come credo di aver già detto da qualche parte per me il vero eroe della serie è lui: lo sconfiggono, lo usano come cavia, gli fanno il lavaggio del cervello ma non si arrende mai e torna sempre sulla scena. Stavolta è in prigione tormentato da incubi forse presaghi della sua prossima esecuzione, quando per i tagli del budget delle galere inglesi deve condividere la cella con due tizi che fanno parte del Free Cornwall Group, organizzazione terroristica per l’indipendenza della Cornovaglia che da innocui atti dimostrativi sta passando ad attentati veri e propri.

Allertata la sicurezza nazionale, Blake viene inviato a indagare sul posto proprio mentre Mortimer vi dovrà giungere per presentare la sua nuova invenzione: un escavatore sotterraneo in grado di perforare qualsiasi tipo di roccia (la Cornovaglia ha un’antica tradizione mineraria risalente a due millenni prima di Cristo) che, a quanto è trapelato alla stampa, ha dei comandi molto simili all’Espadon.

La casualità è in effetti il motore principale di questo episodio. Non solo i due terroristi si lasciano sfuggire i piani degli indipendentisti in presenza del loro compagno di cella nonostante si siano raccomandati di non farlo, ma guarda caso una delle poche persone al mondo che sa guidare un Espadon (quindi in teoria anche la “Talpa” di Mortimer) è proprio Olrik. E così anche lui sarà cooptato dal “Grande Druido” che vuole ritrovare la mitica Avalon dove riposerebbero i resti di Re Artù col suo favoleggiato tesoro, ritrovamento che ringalluzzirebbe i conterranei ancora indecisi se unirsi o no al suo movimento. E, sempre guarda caso, la metà perduta delle indicazioni su come rintracciare Avalon viene rinvenuta fortuitamente proprio quando i protagonisti entrano in azione.

Firmato Olrik è un episodio di stampo spionistico e investigativo con qualche vaga spruzzata fantasy, giustificata però scientificamente se l’iridio di cui era composta Excalibur è realmente il metallo più resistente del mondo. La “spiegazione” di come Olrik si salvi la pellaccia è invece del tutto inverosimile, ma magari è stata solo una sua boutade canzonatoria all’indirizzo dei due protagonisti titolari – eh, sì: anche se i riflettori non sono del tutto puntati su di lui, alla fine avrà la sua bella soddisfazione.

Peccato però che l’identità segreta del Grande Druido non mi abbia riservato alcuna sorpresa nonostante le false piste (un certo armadio non avrebbe dovuto essere così spalancato) e che la “Talpa” sia un po’ troppo fantascientifica – poi magari negli anni ’50 era possibile munire un mezzo già incredibile di suo di tutti quei gadget, ma l’impressione che mi ha trasmesso è questa.

Con questo episodio Yves Sente ha voluto probabilmente anche riallacciarsi un po’ all’attualità. Basandosi sicuramente su dati storici, ha infatti trattato il fenomeno dello spopolamento della Cornovaglia a seguito dei lutti di guerra e dell’emigrazione verso le grandi città, cosa che determinò la necessità di ripopolare la zona con lavoratori stranieri presi dalle colonie: politica osteggiata da parecchi abitanti che però a quanto pare si guardavano bene dall’andare a lavorare nelle miniere.

Il processo di “juillardizzazione” dei disegni è continuato e la falsariga di Jacobs si vede ormai quasi esclusivamente nei volti dei tre protagonisti. La vedova di Juillard citava negli ultimi CaseMate gli interventi digitali concordati con il disegnatore per sopperire alle difficoltà nel disegno che la malattia gli aveva imposto per la copertina e le ultime tavole. Io non me ne sono assolutamente accorto e la qualità grafica si è mantenuta altissima, evidenziata anche dai colori di Madeleine Demille che avrebbero meritato di essere stampati su carta patinata per essere valorizzati a dovere.

Della produzione di Sente e Juillard io continuo a preferire il dittico dei Sarcofagi del Sesto Continente, ma pur con le particolarità che ho evidenziato sopra questo episodio è per me uno dei migliori. Considerando le derive di certa altra produzione recente questo potrebbe essere il volume giusto per congedarsi dalla serie.

sabato 7 dicembre 2024

Canto di Natale - Una storia di fantasmi

Interpretazione originale e blandamente femminista del classicissimo natalizio di Dickens. Ebenezer Scrooge viene trasfigurato in Elizabeth, tirchia e odiosa come il modello. Immagino che non serva ricordare nel dettaglio la trama, con tutte le versioni e le parodie che ne sono state fatte: protagonista negativa, visita dei tre fantasmi (più quello del socio morto di fresco), ravvedimento finale.

Ho solo vaghissimi ricordi della lettura scolastica in inglese del testo originale (che poi chissà che non fosse una versione adulterata), quindi non posso dire quanto Munuera ci abbia messo di suo. La divisione in «strofe» e il linguaggio ricercato farebbero propendere per una scrupolosa fedeltà al testo di partenza, ma probabilmente una certa ironia nei dialoghi è opera del fumettista. Ovviamente l’elemento più evidente del suo intervento è il cambio di genere del/la protagonista, cosa che gli ha permesso di fare qualche parallelo sulla condizione femminile dell’800 con quella dei giorni nostri. Senza salire in cattedra né cercando consensi forzati ma cogliendo l’occasione per una descrizione più approfondita della protagonista e un’analisi più meditata del suo passato.

I disegni sono caricaturali e d’altra parte nella biografia nella bandella di destra viene ricordato come Munuera fosse arrivato in Francia per disegnare i fumetti come voleva lui, non piegandosi allo stile manga o supereroistico me nemmeno al realismo. Espressività e dinamismo non mancano, ma la colorazione a opera di Sedyas trasmette ogni tanto l’impressione di trovarsi davanti a quegli anime book in cui venivano riorganizzati fotogrammi di cartoni animati per simulare dei fumetti. Oltretutto qualche volta (raramente, per fortuna) Munuera inserisce nelle vignette delle foto di oggetti e scorci reali, che contrastano in maniera straniante col resto delle tavole.

Il volume si chiude con una divertente lettera polemica di «Charlotte» Dickens al Westminster Review che avrebbe pubblicato una critica al suo Canto di Natale con un pretesto risibile: evidentemente la citazione di una polemica di Dickens di cui non sono al corrente.

L’introduzione di Dominique Barbéris va letta rigorosamente dopo il fumetto.

domenica 1 dicembre 2024

Federica (è) il diavolo 5 di 8: La Traduzione - Questioni di lingua


Superato il giro di boa gli accenni di satira di costume che avevano caratterizzato i primi episodi sono scomparsi in favore di una storia più lineare senza sovrastrutture. Federica deve fare da galoppina per il “fidanzato” Lauro la cui segretaria è andata in ferie senza consegnare un documento importante da far tradurre. La protagonista cerca di ottenere la traduzione in tempo ricorrendo alle sue doti ma il dottor John è inamovibile. Per fortuna riesce a stabilire un contatto con una sua collaboratrice da cui otterrà quanto richiesto e ovviamente anche di più. Insieme irretiranno anche il bel nuovo cameriere del locale in cui andranno a cena.

Nonostante la matrice letteraria a opera di Federica Tommasi (che porta inevitabilmente a un’abbondanza di didascalie), Enrico Martini è stato in grado di imbastire una narrazione vivace e accattivante. I disegni di Francesca Gatto sono però ancora molto acerbi. Beninteso, io apprezzo molto di più il suo stile realistico rispetto a quello caricaturale degli ultimi episodi, ma delle anatomie più sicure e una maggiore espressività avrebbero reso esilaranti certe scene. Ciò non toglie che magari abbia del talento in attesa di essere affinato, ma già la copertina di Elena “Selenike” Nastasi (qui nemmeno al suo top) è a un atro livello.

mercoledì 27 novembre 2024

Terre Furiose e altri Sporchi Lavoretti

Dopo un atlante e un bestiario (che poi sono molto più di un atlante e un bestiario) ci sta una bella raccolta di avventure. La filosofia di Brancalonia è diametralmente opposta a quella di Sine Requie: niente bla bla bla, concetti chiari ed espressi sinteticamente e un rigurgitar d’idee a ogni pagina. Anzi, a volte ci sarebbe stata bene qualche precisazione in più o qualche brano da leggere ai giocatori. Senza farlo durare dieci pagine, si capisce.

A dare inizio alle danze e nome al volume è una breve campagna in quattro parti scritta da Mauro Longo. È un omaggio all’Orlando Furioso, ma non come me lo sarei aspettato. Cioè i personaggi non hanno a che fare con ippogrifi, viaggi sulla luna o Roncisvalle: il protagonista è un simulacro dell’Ariosto che subisce parte di quello che ha imposto al suo eroe. Per fargli recuperare il senno la cricca dovrà impegolarsi in una cerca puntellata da avversari molto originali e sfide interessanti e ben congegnate. Unico appunto: definire Sbranamante «Paladina Inesistente» potrebbe causare un po’ di confusione perché si tratta di un’automa e non di un’appartenente alla razza brancalonica che omaggia Calvino.

Segue poi la campagna a lunghissimo respiro L’Onore delle Canaglie. Si tratta della rielaborazione della campagna I Molti Feudi di Brancalonia che coinvolse diversi partecipanti online su Twitch (credo) e di cui si hanno avute tracce nei vari supplementi usciti finora. Curiosamente, l’antefatto e alcuni personaggi con i relativi incarichi portano nomi diversi rispetto a quelli con cui erano apparsi sull’Almanacco del Menagramo: le quattro consorterie di canaglie non sono più Coltelli, Boccali, Bastoni e Denari e San Borsone è stato sostituito da un altro «Asso» (termine che qui diventa «Disonorevole Ministro»). I rimandi a L’Imperatore Randella Ancora sono soverchianti, come d’altra parte un po’ dovunque in questo volume.

La campagna è pensata per portare i personaggi dal 1° al 6° livello, il massimo possibile in Brancalonia. Citazioni a strafottere, calembour, omaggi al poliziottesco (a Thomas Milian in particolare), ma più di qualche scena ha un enorme impatto epico, che i tantissimi autori lo volessero o no. A dare il titolo alla campagna è la “coda” omonima che fu un torneo multitavolo al Play 2023 e che diede una conclusione alla saga. La necessità di ricorrere a degli «intermezzi» per far guadagnare px ai personaggi e quindi posizionarli al livello giusto per continuare sottolinea i limiti regolistici della Quinta Edizione del «gioco-di-ruolo-più-famoso-al-mondo-che-non-si-può-nominare-ma-lasciatelo-perdere-e-giocate-a-Rolemaster».

L’antologia continua con l’avventura per livelli alti L’Ultimo Viaggio della Balorda di Simone Laudiero con aggiunte regolistiche di Pierfrancesco Lucchetti; il titolo non inganni: la si può giocare anche senza togliere dal quadro la nave che fa da collante a molti lavoretti di Brancalonia. La storia è originale e ben congegnata, piuttosto impegnativa (parliamo di un’avventura pensata per personaggi del 6° livello) e ha un finale sorprendente che potrebbe far incazzare alcuni giocatori ed esaltare altri. Temo però che nella mappa di Alcina siano state scambiate le locazioni D ed E, mentre la reazione «Ritirata nel Guscio» dell’Urpaguro non l’ho trovata descritta da nessuna parte.

Seguono poi le ristampe delle due avventure uscite come materiale promozionale in occasione delle fiere: C’Eravamo Tanto Menati e il suo seguito, sempre a opera di Valentino Sergi e Giovanni “Zeth Castle” Zaccaria, I Promessi Naufraghi che non ho avuto modo di leggere in anteprima perché alla Fiera del Libro di Torino le avevano esaurite tutte come mi dissero all’ultimo Play! Il seguito è ancora più ricco e articolato del già ottimo predecessore e contempla anche, opportunamente adattata, quella breve avventurina che veniva data in omaggio come depliant – che probabilmente era un assaggio estrapolato da I Promessi Naufraghi, ma io che potevo saperne visto che appunto non lo avevo letto in anteprima. Insomma questo seguito non tradisce (eh eh) le aspettative, occhio però che il Manto di Serpi non lo trovate descritto qui ma nell’avventura Vedi Acquaviva e poi muori! del manuale d’ambientazione.

Un Lavoretto del Carso di Mauro Longo (coadiuvato da un gruppo di gioco) è un po’ particolare perché prevede, almeno sulla carta, un attento lavoro di strategia per portare dalla propria parte delle fazioni cittadine con cui spodestare un presunto despota diabolico. Chiaramente il tempo di gioco non è quello reale, però l’impressione è che questa avventura possa richiedere più di una sessione, cosa un po’ anomala per Brancalonia per cui ogni “lavoretto” è pensato per essere risolto in un’unica volta. Ciò non toglie nulla alla trama e alla meccanica dell’avventura che sono piuttosto originali, con un bel colpo di scena finale a coronare il tutto.

Chiude il volume Il Ponte del Diavolo di Juri Villani e Gabriele Lucherini: come intuibile dal titolo si tratta di un’interpretazione di quelle leggende con diavoli, ponti, anime e cani diffuse praticamente in tutti i paesi italiani, e che fornirono anche ispirazione per un manifesto di qualche Lucca fa. Si tratta di un lavoretto investigativo senza colpevole predeterminato, basato sulla stessa dinamica del modulo per Ravenloft Ululati nella Notte: anche qui ci sono quattro possibili colpevoli con relative sottotrame. Ma questo non è l’aspetto più determinante del “lavoretto”, che offre delle buone possibilità interpretative e il destro per ulteriori sviluppi, oltre che una discreta sfida per i personaggi che dovranno affrontare le conseguenze di aver scelto una fazione in gioco piuttosto che un’altra.

A dare man forte a Longo, Sergi, Laudiero e alla pletora di altri autori che hanno ideato e sviluppato queste avventure è stato Roberto Riccioli che ha curato la revisione di quasi tutti i lavoretti e le campagne.

martedì 26 novembre 2024

Junkyard Joe

Nel 1972 viene mandato in Vietnam un soldato impassibile che non parla mai. Durante una missione i suoi commilitoni scoprono che è un robot ma ciò non impedisce loro di fare amicizia, per quanto possibile, con l’automa. Resosi conto dell’assurdità della guerra, “Junkyard Joe” è determinante nell’anticipare la ritirata statunitense dal paese.

Nel 2024 l’unico sopravvissuto del plotone che il robot salvò, Morrie “Muddy” Davis, è ora un fumettista di successo fresco di ritiro che proprio sulle strisce umoristiche di Junkyard Joe ha costruito la sua fortuna. Isolato, amareggiato, vedovo e tormentato dai ricordi del Vietnam, riceve una visita inaspettata proprio dal redivivo robot. Cosa alquanto bizzarra, pure il vero Junkyard Joe è rimasto traumatizzato dall’esperienza del Vietnam e quindi Davis lo porta a un consultorio per reduci!

Chiaramente non possono mancare i cattivi che gli danno la caccia come in Starman, E. T., D.A.R.Y.L. e tutto quel filone cinematografico. Pur tra qualche rarissima battuta sulla cultura pop e su quanto invecchia in fretta, si tratta infatti di una favoletta antimilitarista (è pure ambientata a Natale), con tanto di famigliola fresca di lutto che viene ad abitare accanto al recluso Davis e che avrà un ruolo importante nella trama e nel far riallacciare i rapporti del vecchio burbero con i suoi concittadini. Non manca di una vaga originalità e nel finale si prospetta un cross-over con un altro fumetto scritto da Geoff Johns, Geiger, ma alla fine la cosa migliore sono gli splendidi disegni di Gary Frank.

lunedì 25 novembre 2024

La fine di un'epoca (forse, ma penso proprio di sì)

Per un abitudinario come me è difficile rinunciare ai piccoli riti quotidiani. O settimanali, o mensili, o (come in questo caso) quando riescono a farla uscire. Era da tempo che mi chiedevo perché mai continuavo a comprare Fumo di China. Sarebbero 32 pagine, ma è un autocopertinato e quindi quelle effettive sono 28 – fatte salve le occasionali presenze della posta e delle strisce in seconda e terza di copertina. Per incentivarmi a desistere ho contato gli spazi pubblicitari, che si pappano anche sette pagine per numero. E poi ci sono le 4-pagine-4 del mangagiornale, di cui non può fregarmene di meno e che oltretutto è quasi sempre scritto nella sua interezza dal terribile Mario A. Rumor.

Anticipazioni e segnalazioni varie non hanno più molto senso in un mondo iperconnesso in cui si è bombardati da news in tempo reale. Le recensioni si occupano principalmente di prodotti di difficile reperibilità (e questo è un bene se si tratta di materiale interessante) ma per il resto quasi solo manga, manga e ancora manga, dove Mario A. Rumor continua a deliziarci con le sue supercazzole.

I reportage dai festival dei cartoni animati, quando ci sono, per me sono carta sprecata.

Le interviste di Enrico Zoi a vip vari possono anche essere interessanti (qualche volta), ma dovrebbero essere il contorno di un piatto ben più consistente. E qui purtroppo arriviamo al maggiore punctum dolens. Ancora oggi mi rileggo le ricchissime interviste degli anni ’80 e ’90 e primi 2000 a Silver, Giardino, Cavazzano, Magnus, Juillard, Darrow, agli autori argentini… Degli ultimi anni ricordo solo che è stata fatta un’intervista a Taymans. E d’altra parte se prendo un numero a caso degli ultimi vent’anni mi sembra che Fumo di China testimoniasse un mondo alternativo dove autori arrembanti avrebbero dovuto conquistare il settore. Ma nel nostro, di mondo, chissà che fine hanno fatto. Ancora oggi per me molti dei fumettisti presentati sono degli illustri sconosciuti, il che andrebbe benissimo a livello di divulgazione per avvicinarmi a opere che altrimenti non avrei conosciuto, solo che a vedere le loro prove grafiche e a leggere i loro soggetti non mi viene affatto voglia di approfondirne la conoscenza.

Chiaramente Fumo di China non ha colpa di questa situazione: registra semplicemente quello che offre oggigiorno il mercato.

Ma lasciamo da parte le questioni contenutistiche: esistono anche delle complicazioni di ordine pratico. Cioè se infilo ancora qualche numero mi scoppia l’armadio:

Ecco, da anni mi ripetevo tutto questo e poi puntualmente compravo l’ultimo numero. A quanto pare gli eventi hanno preso il sopravvento e deciso per me. L’unica edicola in cui la trovavo chiude (l’articolo è di ieri).

Venendo dal quotidiano Il Piccolo altresì noto in zona come «il bugiardello» ci sono passato stamattina per sincerarmene ed è vero. Quindi da ora in poi non scherzerò più col buon Daniele sul fatto che metteva Fumo di China sullo scaffale più alto per impedirmi di prenderla. Ordinarla in fumetteria? Sì, e poi come succede in quel di Certaldo (così mi dicono) le copie arrivano al ritmo di due per volta rendendo ancora più obsoleto il numero più vecchio. Abbonamenti postali? Sto ancora aspettando il premio per aver risolto il concorsino su Black/Blake & Mortimer, e lo Speciale Argentina che avevo regolarmente bonificato ho dovuto richiederlo un paio di volte perché si perdeva sempre per strada!

Unico ripianto: le strisce del grande Luca Salvagno, ma chissà che non vengano raccolte da qualche altra parte.

domenica 24 novembre 2024

Mio fratello Blek Macigno - Il Grande Blek 1: il rapitore di fanciulle

Andando per fiere è inevitabile ritrovarsi pieni di depliant, promo, gadget, shopper, cartoline, manifestini, flyer, brochure, adesivi, spillette, figurine, trading card, poster, santini, biglietti da visita, dobloni, sottobicchieri, fascette, polsiere, magliette, medagliette e quant’altro gli editori si inventano per promuovere i loro prodotti. Le Edizioni If hanno fatto le cose più in grande e all’interno di una delle borse di Lucca ho rinvenuto, oltre al classico depliant con le ultime novità dell’editore, uno spillatino con l’incipit di un libro per ragazzi su Blek Macigno e una striscia intera di una nuova miniserie sempre di Blek Macigno. Non pensavo che il personaggio godesse ancora di tanta popolarità.

Del primo si fa presto a parlare: si tratta delle pagine iniziali di un libro per ragazzi che fa(rà) parte di una collana dedicata alla rivisitazione di classici del fumetto in versione kid: oltre a Blek ci saranno le riletture o gli spin-off di Eva Kant, de Gli Aristocratici di Castelli e Tacconi e persino de Il Maestro di Milani e Di Gennaro. La storia (scritta da Davide Barzi) è narrata inizialmente dal punto di vista di Roddy Lassiter e il primo capitolo serve a introdurre i protagonisti, fermandosi però sul più bello. Belle le illustrazioni di Denise Alini, anche se non capisco perché debba colorare tutti i nasi di un colore più scuro.

Il rapitore di fanciulle è invece un fumetto completo, oltretutto in una versione variant fuori commercio (ci farò i miliardi in futuro!). Scritto da Nico Adami, ignoro se sia il remake di qualche vecchia storia come sarebbe legittimo o sia del tutto originale. Introduce il protagonista e l’ambientazione in cui si muove, catapultandolo in una situazione sgradevole in cui viene accusato di aver rapito la fidanzata di un tenentastro inglese (ma le «giubbe rosse» non sono canadesi?) che invece ha salvato dalle grinfie di un orso. Risolta momentaneamente la situazione, l’ultima didascalia rimanda al prossimo episodio, secondo di tre, per il seguito. La storia è gradevolmente demodé con tantissima azione e il protagonista praticamente invincibile. Per quel poco che conosco il personaggio, mi pare che Raffaele Della Monica abbia fatto un ottimo lavoro di mimetismo con lo stile dell’EsseGesse, senza rinunciare al dinamismo e alla cura nella costruzione delle vignette. Sicuramente anche le chine del veterano Manlio Truscia hanno contribuito al buon esito finale.

Progettato evidentemente come propedeutico alla promozione della riproduzione anastatica delle strisce originali che campeggia in quarta di copertina, questo albetto spillato non si limita a fornire un assaggio ma è quindi un fumetto pienamente godibile.

sabato 23 novembre 2024

A Vicious Circle 3

Ed eccoci arrivati al gran finale. Se mi sono avvicinato a questo fumetto è stato per i disegni spettacolari di Lee Bermejo, e non sono stato deluso. Ma dopo il colpo di scena con cui si è concluso lo scorso episodio devo dire che anche i testi si sono rivelati all’altezza. E lo sarebbero stati sino alla fine se Mattson Tomlin non avesse optato per una chiusura prevedibile e forse con un retrogusto moralista, per meglio dire nichilista.

Gli eterni rivali si sono ricongiunti nella preistoria e Ferris si rivela ben più amichevole del previsto. Giunti in un’altra linea temporale (Shawn proprio non ce la fa a non ammazzarlo) arrivano le spiegazioni sulla loro peculiare condizione e sul senso della missione originale. Per evitare la deriva che prenderà il mondo all’epoca di Ferris (omaggio grafico a Richard Corben?) si mettono di buona lena a viaggiare nel tempo per ammazzare chiunque possa essere all’origine delle tendenze autodistruttive dell’umanità, cambiando la Storia a ogni esecuzione. Ma arrivato alla New Orleans alternativa Shawn cede alla voglia di (ri)allacciare i rapporti con quella che sarebbe diventata sua moglie. Nuovi ammazzamenti, nuovi viaggi nel tempo e il titolo della serie viene giustificato.

Anche se l’uso del computer è stato massiccio ed evidente, A Vicious Circle rimane comunque una prova grafica spettacolare. E anche i testi non sono male.

venerdì 22 novembre 2024

Spaghetti Fantasy Maps

Pensavo di recensire questo ammennicolo di Brancalonia per ultimo ma la lettura di Terre Furiose è ancora lungi dall’essere conclusa. E poi così mi libero subito della nota amara che altrimenti avrebbe concluso la panoramica delle ultime uscite di questo mondo di campagna.

Dunque, io di solito non amo i game prop: le mappe sciolte in fondo rientrano in questa categoria. Ma la frenesia degli acquisti e l’ipotesi che un prodotto che porta il marchio di Brancalonia presentasse effettivamente delle mappe di Brancalonia mi hanno spinto comunque all’acquisto. In realtà quelle che sono qui raccolte non sono cartine del Sinistro Stivale e/o di alcune sue città, ma sono semplicemente alcune delle mappe delle tane del Bestiario DOC! Stampate su entrambi i lati dei fogli e opportunamente ingrandite (alcune molto ingrandite) ma sempre quelle sono.

A chi può rivolgersi questo prodotto? A un ignaro acquirente che non conosce Brancalonia ma pensa che in fondo per soli 9 euro può portarsi a casa delle mappe generiche da utilizzare come meglio crede? Può starci, però alcune (penso ad esempio a quelle del Turchino, dell’Orca l’Oca e del Pesce Diavolo) hanno ben poco senso estrapolate dal loro contesto. O forse sono pensate proprio come complemento al Bestiario DOC? Ci saranno pure gruppi di giocatori che non possono proprio giocare senza avere contemporaneamente sotto gli occhi una mappa e il testo che ne descrive le stanze, ma mi risulta difficile credere che tra questi giocatori non ci sia proprio nessuno che ha accesso a una fotocopiatrice o dotato di una connessione a internet con cui scaricarsi la versione digitale del manuale (compresa con l’acquisto del bestiario) per poi stamparsi comodamente le mappe. Certo, queste sono a colori e su carta plastificata per gli usi strategici che immagino se ne fanno nella Quinta Edizione del «gioco-di-ruolo-più-famoso-del-mondo-da-non-citare-nemmeno-sotto-tortura», però sono state private dei numeri di legenda, quindi potrebbero rivelarsi meno utili di fotocopie e stampe, e l’omissione dei numeri fa aleggiare l’ipotesi della malafede, come se si volesse nascondere che non si tratta di materiale originale ma estrapolato da un altro prodotto.

Una fregatura, quindi? Nel mio caso specifico non la definirei così, perché allo stand Acheron per Atlante del Regno (39 euro), Bestiario DOC (45 euro), Terre Furiose (39 euro) e queste mappe (9 euro) mi hanno fatto pagare in totale solo 120 euro. Però chi non sa cosa contiene veramente questa busta trasparente stia in guardia: sicuramente tra le tante mappe troverà alcune che potrà riutilizzare, magari a patto di spremersi le meningi (vedi la testa gigante nella tana del Belfagoro), ma se vuole usarle come compendio al Bestiario DOC avrà bisogno comunque di far riferimento a quelle del manuale che sono numerate, e tenere presente che qui non sono nemmeno riportate tutte ma solo 14.

Spero almeno che il bottino sia stato diviso con gli autori delle mappe, che non vengono citati manco per sbaglio.

Ricevo e diffondo


La mostra “Esplorazioni"

Un viaggio nei diritti e nelle conquiste della parità

attraverso lo sguardo e le opere delle fumettiste 
 Alice Milani
Rita Petruccioli e La Tram

 

Evento realizzato in collaborazione con la Regione Toscana  

e inserito ne “La Toscana delle donne”

 

Mostra a Palazzo Strozzi Sacrati (primo piano) - in piazza del Duomo n°10 – Firenze

INGRESSO LIBERO

 

 

Lucca, 22 novembre 2024 – Tre donne, tre fumettiste attraverso le loro opere, raccontano le lotte e le conquiste di libertà, rispetto e ogni forma di parità di genere.

Inaugura giovedì 21 novembre, alle ore 13, al Palazzo Strozzi Sacrati (primo piano), in p.za Duomo n°10 a Firenze la mostra “Esplorazioni” (ad ingresso gratuito), curata dal festival Lucca Comics & Games, in collaborazione con la Regione Toscana.

 

L’iniziativa è inserita nel festival La Toscana delle donne” (16/26 novembre), ideato da Cristina Manetti, capo di Gabinetto della presidenza della Regione Toscana, che alla sua terza edizione propone il tema del  “viaggio”, inteso come percorso verso l’equità e la parità di diritti, le pari opportunità in ambito familiare e professionale e le possibilità di realizzare talenti e inclinazioni in libertà, rispettando l’identità di genere. 
 Nel percorso espositivo questo tema è stato affrontato come un insieme di “Esplorazioni”, che dà il  titolo alla mostra, curata da Barbara Gozzi e Annalisa Quilici, attraverso opere che mostrano storie, volti, pose e parole: 
un viaggio tra passato e presente, verso un futuro costellato di altri nuovi traguardi.

 

Protagoniste dell’esposizione tre artiste: Alice MilaniRita Petruccioli e La Tram (Margherita Tramutoli), con una galleria di 21 opere stampate, figlie di precedenti progetti. Ad arricchire il percorso espositivo tre opere inedite, realizzate in diretta dalle tre artiste, nel corso della serata di presentazione de “La Toscana delle donne dello scorso 16 novembreAl termine della mostra, le tre creazioni originali saranno battute all’asta, tramite la piattaforma CataWiki in occasione di Lucca Collezionando (22-23 marzo) e il ricavato sarà destinato a sostenere progetti di aiuto alle donne, in particolare le atlete della Nazionale Afgana femminile di ciclismo.

Al taglio del nastro insieme alle artiste e alle curatrici il presidente della Regione, Eugenio GianiCristina Manetti capo di gabinetto della Regione, Emanuele Vietina direttore di Lucca Comics & Games e  Nicola Lucchesi, presidente di Lucca Crea. 

 

“Siamo orgogliosi di ospitare le opere di tre fumettiste di livello internazionale che, come si vede dai loro lavori qui esposti, sono molto impegnate sul fronte dei diritti e nell’affermazione del ruolo della donna nella società - ha detto il presidente Eugenio Giani -. Questa mostra costituisce un importante collegamento tra Lucca Comics & Games, che è una rassegna di rilevanza internazionale che favorisce l’attrattività culturale della Toscana, e i valori della parità di genere che la Regione porta avanti. L’inserimento di questa mostra nella rassegna de La Toscana delle donne che è in svolgimento con più di 50 eventi offre una qualità e uno spessore forte proprio dal punto di vista valoriale”.

 

“Stimo tantissimo Margherita e Alice, dal punto di vista artistico, umano e politico – ha affermato Rita Petruccioli -. Il fumetto ha potenzialità di raccontare il presente, di suggerire nuovi immaginari, potenti, visioni al femminile, anche inserite in un contesto pop”. 

 

“Mi piace lavorare su binari diversi – ha detto La Tram -, raccontare realtà che operano nel presente ma anche sulle storie e le tradizioni. Sono onorata ed emozionata di essere parte di questo progetto”.

 

“Ho raccontato storie di donne lontane nel tempo – spiega Alice Milani, che firmato il postrer di Lucca Collezionando 2025 - che ancora hanno molto da dire a noi donne di oggi. Amo raccontare momenti tipicamente femminili, difficilmente raccontabili dagli uomini, come le 8 pagine dedicate alla scena di parto nella biografia di Sofia Kovalevskaja”.

 

“I viaggi sono sempre esplorazioni – sottolinea Cristina Manetti, capo di gabinetto e ideatrice de La Toscana delle Donne –. Sono ricerca e osservazione.  La mostra 'Esplorazioni', curata dal festival Lucca Comics & Games nell’ambito de “La Toscana delle Donne”, che quest’anno ha come tema proprio “Il Viaggio”, espone le opere di Alice Milani, Rita Petruccioli e La Tram. E grazie a loro saliamo a bordo di immagini che ci portano a riflettere su temi e questioni che ci stanno a cuore, interpretate da tre artiste che comunicheranno il loro punto di vista, le loro idee, i loro colori: un altro contributo perché cresca la Toscana delle donne”.

 

“Lucca Comics & Games conosce bene la forza e le potenzialità del racconto per immagini – spiega Emanuele Vietina direttore del festival –, per questo abbiamo invitato tre artiste a dar vita a questo percorso espositivo, per farci accompagnare dal loro sguardo nelle lotte di libertà e nel viaggio verso ogni forma di parità”.

 

“Ringrazio lo staff di Lucca Comics & Games e della Regione, in particolare Cristina Manetti – ha sottolineato Nicola Lucchesi, presidente di Lucca Crea -, che hanno collaborato per questa mostra, perché unire le forze per realizzare idee e progetti è fondamentale, così come nessuno può operare i cambiamenti da solo.

 

La mostra “Esplorazioni” resta aperta, con ingresso gratuito dal lunedì al venerdì con orario 10/12,30 e 14/16,30, il sabato con orario 10/12,30.

 

LE AUTRICI

Alice Milani (Pisa, 1986) ha studiato pittura e incisione a Torino e a Bruxelles. Nel 2009 inizia a fare fumetti e autoproduzioni con il collettivo La Trama. Ha pubblicato per BeccoGiallo le biografie a fumetti: “Wisława Szymborska, si dà il caso che io sia qui” (2015) e “Marie Curie” (2017, tradotto in Spagna, Francia, Corea, Cina e negli Stati Uniti) e ha realizzato a quattro mani con Silvia Rocchi il volume “Tumulto” (Eris, 2016). Nel 2019 Feltrinelli pubblica il suo “Università e pecore. Vita di don Lorenzo Milani”. Il suo ultimo fumetto è la biografia di una poco conosciuta matematica russa dell'800 dalla vita molto avventurosa: “Sofia Kovalevskaja, vita e rivoluzioni di una matematica geniale”. Sue storie brevi sono uscite per Linus, Artribune, La Revue Dessinée Italia, ERCcomics e Feltrinelli.

 

La Tram (Potenza, 1984) si laurea in Relazioni Internazionali e inizia a lavorare come cooperante per poi declinare nel fumetto e nell'illustrazione il suo interesse per i temi sociali. 

Tra i suoi lavori "Bandierine-Tutta una storia di Resistenze" (Barta Edizioni), "Post Pink-Antologia di fumetto femminista", "La prima bomba" (Feltrinelli Comics). Collabora con Linus, La Revue Dessinèe Italia, DeA, Jacobin, l'Espresso, Corriere della Sera, Sonzogno, Salani. Il suo ultimo lavoro, "Finché l'ultimo canta ancora" (scritto da Francesca Torre), per EMERGENCY, fa seguito al viaggio in Afghanistan nel 2023 per raccontare l'accesso alle cure delle donne dopo il ritorno dei talebani al governo.

È tra le fondatrici del collettivo Moleste per la parità di genere nel mondo del fumetto.

 

Rita Petruccioli (Roma, 1982) collabora con le maggiori case editrici in Italia e all'estero e con riviste come Internazionale Kids e La Revue Dessinée Italia. “Ti chiamo domani” è il suo graphic novel d'esordio come autrice unica, edito da Bao Publishing nel 2019. Per Internazionale Kids ha disegnato la serie a fumetti “Case Rosse” scritta da Susanna Mattiangeli (Castoro Editore). Con Lorenzo Ghetti è autrice di “Isa Vince Tutto”, a cui segue “Isa vince ancora” (entrambi Rulez). Ha pubblicato la serie di “Matita Hb” scritta da Susanna Mattiangeli (Il Castoro editore), Christine e la città delle dame scritto da Silvia Ballestra (Laterza) e ha preso parte all'antologia “Storie della buonanotte per bambine ribelli” (Timbuktu). Nel 2021 è esposta alla Biennale di Venezia, con l'installazione "Sisterhood in the Neighborhood. Detoxing Public Space From Patriarchy”. Si è occupata di progettazione culturale e curatela per la Casa delle donne Lucha y Siesta.


La curatela della mostra è affidata a Barbara Gozzi e Annalisa Quilici, che per Lucca Comics & Games, hanno curato mostre, organizzato eventi e hanno partecipato alla programmazione culturale, oltre a seguire i rapporti con gli editori e gli autori e le autrici di fumetto.